Le attività dell’Interpol per far fronte ai danni e alle minacce della criminalità connesse all’emergenza del virus. Scopriamo come si muove il mondo criminale e come comportarsi per non ritrovarsi in alcuni tipi di truffe
Le attività dell’Interpol a supporto di tutti
L’Interpol è l’organizzazione intergovernativa di polizia criminale riconosciuta dalle Nazioni Unite. Con sede principale a Lione, in Francia, conta 194 Stati membri. L’attuale sistema alla base del funzionamento dell’organizzazione[1] permette la condivisione di dati e operazioni in collegamento con le forze di polizia degli Stati. Di assoluta rilevanza rimane l’I-24/7, un sistema di comunicazione globale che connette le forze di polizia nello scambio di avvisi e nell’invio di richieste di informazioni. Nuove attività dell’Interpol quindi per nuove sfide.
L’Interpol, in aggiunta a tutto questo, si è impegnata nella redazione di un documento, inviato solamente alle forze di polizia degli Stati, per combattere i reati connessi ai vari problemi causati dalla pandemia. Il documento contiene infatti delle linee guida che potrebbero cambiare con l’aggravarsi con l’aumento dei contagi. Perché se è vero che l’attuale situazione favorisce alcune attività criminali, non significa che le precedenti e quelle storicamente ed economicamente più rilevanti siano venute meno.
Accanto a questa segretezza, comprensibile per il lavoro della pubblica sicurezza, si è affiancato un sistema di informazione e di condivisione di buone pratiche.
Dopo l’arresto del Presidente dell’Interpol da parte delle autorità cinesi per corruzione[2] a inizio 2020, l’Interpol adesso intende affrontare una nuova sfida favorendo la collaborazione e il coordinamento tra le autorità di sicurezza proprio in un momento in cui il lavoro di più attori è fondamentale. Si tratta quindi di applicare tutte le misure a disposizione nella lotta al coronavirus e alle minacce di oggi.
Come si muove la criminalità ai tempi del coronavirus? E come si comporta l’Interpol?
Una visione generale delle attività criminali
Tra le attività citate dall’Interpol si assiste:
- all’aumento delle minacce informatiche (con in primis i malware e i ransomware)
- a danni contro i fornitori di servizi sanitari e contro i fornitori di prodotti essenziali
- alla contraffazione di prodotti antivirali e la vendita illegale dei dispositivi di protezione individuale[3]
- all’aumento del traffico di droga online, anche mediante l’uso della darknet
- all’aumento del rischio di prestiti forniti dagli strozzini o da organizzazioni criminali a singole persone o imprese che si trovino in difficoltà economiche
Passiamo all’analisi di quanto elencato per comprendere le attività dell’Interpol.
Le minacce informatiche ai tempi del coronavirus
È possibile imbattersi in pericolosi siti che riescano a richiamare l’attenzione degli utenti in vari modi (l’offerta di buoni spesa inesistenti, la diffusione di fake news, la pubblicazione di falsi sondaggi in cui si richiede di inserire i propri dati anagrafici, etc.) creando così un sottobosco di siti definiti malicious domains. Tra questi siti è spesso presente all’interno del dominio il termine coronavirus o covid19 o forme “storpiate” (cuoronavirus, codiv19, etc.) per indurre al click l’utente disattento o adescato. Questi siti infatti fanno da contenitore di campagne spam, phishing, diffusione di malware e compromissione dei server.
I danni quindi sono dietro l’angolo e in relazione non soltanto all’ingresso in siti terzi ma anche con l’uso di alcune app di condivisione video, come è stato per Zoom. Con ciò, si sottolineano vari rischi, anche collegati allo smart working[4].
L’Interpol, che da anni si occupa anche di cybercrime, sottolinea proprio la particolarità che questo complesso sistema di reati sta procedendo a un ritmo incredibilmente veloce, con nuove tendenze che emergono costantemente. I reati informatici infatti rientrano ormai da anni tra le attività dell’Interpol. Per questo motivo, il gruppo di risposta alla minaccia di cybercrime dell’Interpol presso il suo Cyber Fusione Centre (CFC) ha osservato un aumento significativo del numero di tentativi di attacchi con l’uso di ransomware contro organizzazioni impegnate nella lotta al contagio. In particolare, si usano ransomware per bloccare servizi di ospedali e strutture mediche e per ottenere dati personali.
Prevenire tutto questo è fondamentale per evitare che le strutture già al collasso al loro interno si ritrovino senza una copertura adeguata a livello informatico. La situazione è così grave che l’Interpol ha innalzato il livello di allerta a tutti i 194 Stati membri con il “Purple Notice” al fine di allertare tutte le autorità di polizia su possibili attacchi via ransomware.
Il Segretario Generale dell’Interpol Jürgen Stock ha infatti rilasciato in un comunicato che:
“As hospitals and medical organizations around the world are working non-stop to preserve the well-being of individuals stricken with the coronavirus, they have become targets for ruthless cybercriminals who are looking to make a profit at the expense of sick patients”
È quindi fondamentale implementare forti misure di sicurezza sia per il settore pubblico che per il privato. Cosa può fare il singolo per proteggersi? Ecco una breve lista:
- leggere mail, scaricare software o applicazioni solo da fonti attendibili
- non cliccare su collegamenti presenti in email il cui mittente sia sconosciuto
- non cliccare su collegamenti e link presenti in mail che non ci si aspettava di ricevere
- eseguire i back up dei dati più importanti (si consiglia ad esempio un’unità esterna o su un cloud sicuro)
- installare programmi antivirus recenti e non sospendere le attività di protezione
- ricorrere a password complesse per evitare violazioni dei propri account al cui interno vi possano essere dati sensibili
La contraffazione di prodotti medici e di DPI
Il tema della contraffazione è noto da tempo e rientra tra le attività dell’Interpol da prima dell’emerganza del Covid-19. La contraffazione infatti riguarda qualsiasi tipo di prodotto presente sul mercato. L’aspetto più allarmante è costituito, però, dalla crescita dei sequestri di prodotti pericolosi per la salute degli acquirenti e per la sicurezza pubblica: in specie, giocattoli, prodotti per l’infanzia o medicinali. Proprio questi ultimi sono oggi più che mai oggetto di contraffazioni.
L’Interpol ha coordinato nel marzo 2020 l’Operazione Pangea XIII. Si tratta di un’operazione che ha visto protagonisti forze di polizia, autorità doganali e sanitarie di 90 paesi prendere parte ad azioni collettive contro la vendita illecita online di medicinali e prodotti medici. Sono state arrestate ben 121 persone e il valore dei prodotti complessivamente sequestrati sarebbe intorno ai 14 milioni di dollari. Tra i beni che erano pronti per essere messi in commercio sono stati scoperti prodotti che contenevano le diciture “corona spray”, “coronavirus packages” e “coronavirus medicine” chiaramente ingannando l’utente finale e i consumatori. È noto infatti che ad oggi un medicinale in grado di sconfiggere il virus non esiste, né un virus o un farmaco che possa guarire dal contagio.
Anche qui, è necessario diffondere buone pratiche per informare i clienti ed evitare il raggiro a causa dell’aumento dei c.d. “fake medical products”. Tra questi infatti ci sono anche i dispositivi di protezione individuale oltre alla già ampia categoria dei medicinali. L’insorgenza di prodotti nocivi o non conformi alle disposizioni, sorta anche a causa della corsa ad una cura e al diffondersi di pericolose fake news, ha portato anche altre organizzazioni internazionali a esprimere preoccupazioni[5] sulla facilità con cui è possibile ottenerli.
L’Italia in particolare conta nell’ultimo mese un significativo aumento dei sequestri[6] di prodotti medicinali e DPI. Le forze dell’ordine si impegnano al contrasto delle frodi e delle pratiche commerciali disoneste con i sequestri[7] su tutto il territorio nazionale.
Il ringraziamento sincero quindi va a tutti coloro che si impegnano ad informare, offrire soluzioni e combattere le tante sfaccettature degli effetti prodotti dal coronavirus, sia a livello internazionale che a livello nazionale. E spetta al singolo comprendere che ad una gravità come questa bisogna fare ancora più attenzione.
Informazioni
[1] Ne ho parlato in questo articolo: http://www.dirittoconsenso.it/2019/10/21/linterpol-nella-lotta-al-traffico-illecito-di-beni-culturali/
[2] La notizia fece scalpore a inizio 2020: https://www.euronews.com/2020/01/21/ex-interpol-chief-meng-hongwei-sentenced-to-jail-in-china-for-bribes
[3] Roberto Giuliani ha parlato dei DPI in questo articolo: http://www.dirittoconsenso.it/2020/03/24/i-dpi-alla-luce-dellemergenza-coronavirus/
[4] https://macoev.com/journal/cyber-security-ai-tempi-del-covid-19/
[5] https://www.occrp.org/en/daily/11904-eu-joins-global-fight-against-fake-covid-19-products e https://www.who.int/bulletin/volumes/84/9/news.pdf?ua=1
[6] https://siac.gdf.gov.it/notizie/Pagine/default.aspx
[7] http://www.gdf.gov.it/stampa/ultime-notizie/anno-2020/aprile/sequestrate-30mila-mascherine-prive-dei-requisiti-di-conformita-e-sicurezza, http://www.gdf.gov.it/stampa/ultime-notizie/anno-2020/aprile/sequestrate-oltre-180mila-mascherine-illegalmente-detenute-per-la-vendita e http://www.gdf.gov.it/stampa/ultime-notizie/anno-2020/aprile/una-frode-da-400mila-mascherine

Lorenzo Venezia
Ciao, sono Lorenzo. Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca con una tesi sul recupero dei beni culturali nel diritto internazionale e sul ruolo dell'INTERPOL e con il master "Cultural property protection in crisis response" all'Università degli Studi di Torino, sono interessato ai temi della tutela dei beni culturali nel diritto internazionale, del traffico illecito di beni culturali e dei fenomeni di criminalità organizzata e transnazionale.