Il traffico di migranti è un crimine redditizio e lesivo dei diritti umani. Ma come può intervenire la Comunità Internazionale nel contrasto al traffico di migranti?

 

Alcuni dati sul traffico di migranti

Il traffico di migranti può essere definito come un reato relativo al “procurare, al fine di ricavare, direttamente o indirettamente, un vantaggio finanziario o materiale, l’ingresso illegale di una persona in uno Stato Parte di cui la persona non è cittadina o residente permanente” (Articolo 3, Protocollo sul traffico di migranti). Il contrasto al traffico di migranti rappresenta una priorità della Comunità Internazionale, che ha sempre più cercato di migliorare la cooperazione internazionale al fine di ridurre questo  fenomeno, altamente lesivo dei diritti umani.

Ma qual è la portata di questo reato? Ecco alcuni dati.

Negli ultimi anni, anche a causa delle primavere arabe e dei conseguenti conflitti civili, il numero di migranti irregolari che hanno cercato di entrare in uno Stato con il sostegno di trafficanti è aumentato in modo esponenziale[1]. Nonostante, a causa della sua natura clandestina, non vi siano dati affidabili sul numero preciso di migranti contrabbandati, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni stima che nel 2016 oltre 181.000 migranti abbiano cercato di raggiungere le coste europee partendo dal Nord Africa, utilizzando spesso servizi di contrabbando (IOM: 2017). Il contrabbando di migranti è infatti un’attività redditizia per le organizzazioni criminali, generando circa 6,75 miliardi di dollari all’anno nelle due principali rotte di contrabbando, ovvero dall’Africa orientale, settentrionale e occidentale all’Europa, e dal Sud America al Nord America (UNODC).

Ma come si contrasta il traffico di migranti? In questo articolo verrà offerta una panoramica del fenomeno, affrontando in primo luogo la minaccia che rappresenta per la sicurezza dal punto di vista sia umano che statale, mostrando in secondo luogo il suo legame con la tratta di esseri umani, e suggerendo infine come rispondere a questa sfida con il quadro giuridico sviluppato dalla Comunità internazionale.

 

Il traffico di migranti: una minaccia per la sicurezza dello Stato e dell’uomo

Il contrabbando di migranti rappresenta una problema globale e una grave minaccia per la sicurezza dello Stato e dell’uomo.

Esso costituisce un crimine contro lo Stato, in quanto mina la sua sovranità e la sua capacità di salvaguardare il proprio territorio, riducendo così la possibilità legale dei migranti di trasferirsi in modo sicuro in un altro Paese. Inoltre, i contrabbandieri trafficano anche droga e armi da fuoco lungo le stesse rotte, rappresentando così una minaccia diretta per i cittadini e indebolendo il controllo dello Stato.

Questa pratica pericolosa rappresenta anche una grave minaccia per la sicurezza umana, poiché i migranti sono altamente vulnerabili alle violazioni dei diritti umani. Come sottolineato nella Dichiarazione di New York del 2016 per i Rifugiati e i Migranti, i migranti che non hanno alcuna possibilità legale di muoversi alla ricerca di opportunità migliori spesso non hanno altra scelta che cercare il sostegno dei trafficanti, che li trattano come merci. In realtà, il contrabbando non implica necessariamente una violazione dei diritti umani, poiché si basa su un’operazione commerciale consensuale ma, a causa del rapporto di potere ineguale tra trafficanti e migranti, questi ultimi possono essere esposti a sfruttamento, violenza e abusi. Inoltre, sono “ad alto rischio di vittimizzazione attraverso altri reati, tra cui estorsione, sequestro di persona, violenza sessuale e di genere, privazione di cibo e acqua e persino omicidio” (IOM 2017: 4).

In questo contesto, i migranti possono anche essere soggetti alla tratta. Infatti, la tratta e il contrabbando sono spesso perpetrati dalle stesse organizzazioni criminali, lungo le stesse rotte. Può accadere, ad esempio, che una persona, dopo essere stata contrabbandata nel Paese di destinazione, diventi vittima di tratta, al fine di pagare il debito contratto con il contrabbandiere, la cosiddetta “tassa di contrabbando”. È tuttavia essenziale distinguere tra questi due diversi reati, che comportano risposte distinte nella legge, e applicare un approccio basato sul diritto nell’affrontare tali questioni[2]. Infatti, gli Stati spesso si concentrano sulla persecuzione dei criminali, trascurando al contempo le vittime, che vengono private di un’assistenza psicologica e fisica adeguata, lasciandole pertanto vulnerabili ad abusi futuri.

La necessità di sostenere, fisicamente e mentalmente, le vittime della tratta e del contrabbando dovrebbe essere una parte integrante delle politiche di contrasto al traffico di migranti, essendo anche parte integrante degli attuali quadri normativi internazionali, tra cui i Protocolli contro il Traffico e la Tratta, il Piano d’Azione Globale per Combattere la Tratta di Esseri Umani e l’Agenda 2030 sullo Sviluppo Sostenibile.

 

Le linee guida delle Nazioni Unite

Data la gravità e la portata globale del traffico di migranti, la sua lotta costituisce una priorità dell’agenda internazionale. Le linee guida per il contrasto al traffico di migranti sono fornite dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità Organizzata Transnazionale, compreso il Protocollo contro il Traffico di Migranti via Terra, Mare e Aria, che offrono una chiara panoramica del fenomeno[3]. Inoltre, nel 2010 l’UNODC ha sviluppato una legge modello contro il contrabbando di migranti e un Toolkit per combattere il contrabbando, al fine di assistere i Paesi nell’attuazione del Protocollo. Il Toolkit sottolinea l’importanza di un approccio olistico, che combini le necessità di sicurezza dello Stato con la legislazione esistente sui diritti dei rifugiati.

In particolare, il principio del non refoulement dovrebbe sempre essere rispettato e l’uso dei servizi di contrabbando non dovrebbe mettere a repentaglio il diritto di chiedere asilo, come sottolineato nella Convenzione del 1951 sullo Status dei Rifugiati e nel relativo Protocollo del 1967. Inoltre, il Protocollo sul Traffico di Migranti afferma che gli Stati non possono criminalizzare una persona per essere stata contrabbandata, nonché le organizzazioni che assistono i migranti per scopi umanitari.

Nel contesto della sicurezza dello Stato, va inoltre sottolineato che “la ricerca ha dimostrato che le leggi restrittive in materia di immigrazione, l’inasprimento delle politiche di asilo e le misure rafforzate di controllo delle frontiere non necessariamente si traducono in una riduzione della migrazione irregolare” (UNODC 2010: 25).

Infatti, la mancanza di percorsi regolari e sicuri per la migrazione hanno portato ad un aumento della domanda verso servizi di contrabbando. Politiche restrittive favoriscono i trafficanti, intensificando il livello di rischio posto per la vita dei migranti e aumentando le vittime di questo reato. Inoltre, il rimpatrio dei migranti nel loro Paese d’origine senza considerare le cause profonde che li hanno spinti a emigrare, potrebbe semplicemente portare i migranti a tentare un nuovo viaggio pericoloso, al fine di raggiungere migliori condizioni di vita.

 

Contrasto al traffico di migranti: ridurre la vulnerabilità dei migranti e favorire la cooperazione transnazionale

Considerando che i migranti richiedono servizi di contrabbando perché non hanno alternative, l’OIM sottolinea come l’apertura di canali di migrazione regolari sia un modo efficace per prevenire il contrabbando, evidenziando anche il legame positivo tra migrazione e sviluppo. Inoltre, è essenziale affrontare le cause profonde della migrazione, attuando gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030[4]. Povertà estrema, mancanza di istruzione e di opportunità di lavoro, conflitti e cambiamenti climatici sono tra le principali cause che spingono le persone a emigrare. Affrontarli, con un approccio a lungo termine, potrebbe prevenire la perdita di vite umane e ridurre sostanzialmente la vulnerabilità dei migranti nei confronti dei contrabbandieri.

È inoltre essenziale eliminare efficacemente le attività delle organizzazioni criminali e, a questo fine, la cooperazione transfrontaliera appare di vitale importanza. Poiché il contrabbando di migranti è un crimine transnazionale di crescente complessità, è necessaria una forte collaborazione nell’indagine, nella prevenzione e nella persecuzione dei trafficanti, che non dovrebbe essere limitata solo al controllo delle frontiere statali. Ad esempio, la condivisione di dati sul modus operandi e sulle reti dei contrabbandieri può migliorare la possibilità di neutralizzare queste organizzazioni criminali.

Inoltre, la cooperazione tra attori statali e non statali, attraverso protocolli formalizzati, può aumentare ulteriormente la possibilità di perseguitare i trafficanti, garantendo al contempo la sicurezza delle persone interessate. L’ampliamento del quadro giuridico esistente e la cooperazione tra le forze di polizia nazionali, nonché la collaborazione giudiziaria, sono componenti chiave nel contrasto al traffico di migranti.

A tal fine, sono stati lanciati vari meccanismi bilaterali e regionali, come il Quadro di Politica Migratoria dell’Unione Africana per l’Africa, il Piano D’azione della Conferenza Regionale sulla Migrazione (Processo di Puebla) e il Piano D’Azione dell’Unione Europea di Vienna. Inoltre, la strategia congiunta Africa-UE promuove una stretta cooperazione Paesi africani e Unione Europea, costruendo un partenariato a lungo termine nell’interesse comune di affrontare la questione migratoria. Dopo la crisi migratoria del 2015, l’UE ha inoltre sviluppato il Piano D’Azione contro il Traffico di Migranti (2015 – 2020), per promuovere una più forte cooperazione con Paesi terzi.

 

Conclusioni

Come dimostrato in questo articolo, il contrasto al traffico di migranti è una sfida globale, che quindi richiede un approccio globale. Come evidenziato dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità Organizzata Transnazionale e il relativo Protocollo contro il Traffico di Migranti, è necessaria una forte cooperazione internazionale per contrastare questo grave crimine.

Accordi multilaterali sono infatti essenziali per migliorare la possibilità degli Stati di prevenire e perseguitare i trafficanti. Inoltre, gli Stati dovrebbero sempre considerare non solo la minaccia che essa rappresenta per la sicurezza dello Stato, ma anche la violazione dei diritti umani che comporta. Un approccio umanitario è fortemente necessario quando si ha a che fare con migranti vittime di contrabbando, e i loro diritti di non refoulement e non-criminalizzazione dovrebbero sempre essere rispettati.

Informazioni

IOM, Flow Monitoring, https://migration.iom.int/europe?type=arrivals

IOM, Smuggling of migrants, trafficking in persons and contemporary forms of slavery, including appropriate identification, protection and assistance to migrants and trafficking victims, Vienna, 2017

UNODOC, Migrant Smuggling, https://www.unodc.org/toc/en/crimes/migrant-smuggling.html

UN General Assembly, New York Declaration for Refugees and Migrants, New York, 2016

UN General Assembly, Protocol against the Smuggling of Migrants by Land, Sea and Air, supplementing the United Nations Convention against Transnational Organized Crime, 2000

UN General Assembly, Protocol to Prevent, Suppress and Punish Trafficking in Persons, Especially Women and Children, supplementing the United Nations Convention against Transnational Organized Crime, 2000

UN General Assembly, United Nations Convention against Transnational Organized Crime, Palermo, 2000

UNODC, Model Law against the Smuggling of Migrants, Vienna, 2010

UNODC, Toolkit to Combat Smuggling of Migrants, Vienna, 2010

[1] Scita Rossana (2020), “I flussi migratori: comprendere il fenomeno”, DirittoConsenso, http://www.dirittoconsenso.it/2020/07/06/flussi-migratori-comprendere-il-fenomeno/

[2] Venezia Lorenzo (2018), “Alcune precisazioni sul’immigrazione”, DirittoConsenso http://www.dirittoconsenso.it/2018/11/12/alcune-precisazioni-sull-immigrazione/

[3] Venezia Lorenzo (2019), “Il Protocollo contro il traffico di migranti”, DirittoConsenso, http://www.dirittoconsenso.it/2019/02/11/il-protocollo-contro-il-traffico-di-migranti/

[4] Scita Rossana (2020), “Opportunità e sfide delle migrazioni: l’approccio della comunità internazionale”, DirittoConsenso, http://www.dirittoconsenso.it/2020/08/29/opportunita-e-sfide-delle-migrazioni-lapproccio-della-comunita-internazionale/