Analisi delle cause e degli eventi che hanno caratterizzato il colpo di stato in Myanmar
Gli eventi
Lunedì primo febbraio 2021 l’esercito ha preso il potere con un colpo di stato in Myanmar.
Il capo delle forze armate birmane, il generale Min Aung Hlaing, ha guidato il colpo di stato e ha attualmente assunto il ruolo di capo del governo.
A seguito del colpo di stato sono stati arrestati i principali leader del partito di maggioranza, tra cui Aung San Suu Kyi, la quale era il capo del governo eletto democraticamente. Lo stesso giorno del colpo di stato in Myanmar, i militari hanno dichiarato un anno di stato d’emergenza.
La situazione prima del colpo di stato
A novembre del 2020 sono state indette le elezioni in Myanmar. Queste sono state vinte con una vittoria schiacciante dal partito “Lega Nazionale per la Democrazia” guidato da Aung San Suu Kyi. Il partito vincitore ha conquistato 368 seggi su 434. Il principale partito di opposizione, sostenuto dai militari, si era aggiudicato solo 24 seggi.
Questa notevole differenza di seggi ha portato i militari ad accusare il partito di maggioranza di aver imbrogliato alle elezioni. Aung San Suu Kyi è stata infatti criticata di aver sfruttato le restrizioni imposte a causa della diffusione del coronavirus per truccare le elezioni.
È stato proprio questo il motivo addotto dai militari per giustificare il colpo di stato in Myanmar. I militari, in una dichiarazione televisiva, hanno infatti motivato il colpo di stato definendolo necessario al fine di preservare la stabilità dello Stato e hanno accusato la commissione elettorale di non aver posto rimedio ai brogli elettorali.
Tutt’ora, però, non c’è alcuna prova dell’esistenza di questi brogli.
Il colpo di stato militare
C’erano state delle avvisaglie di quello che sarebbe potuto succedere. Il 26 gennaio, infatti, un portavoce dell’esercito non ha escluso la possibilità di un colpo di stato e il giorno dopo il generale Min Aung Hlaing ha dichiarato agli alti gradi dell’esercito che, se la costituzione non è rispettata, va revocata.
Per sottolineare il collegamento con le presunte elezioni truccate, il colpo di stato è avvenuto nel giorno in cui si sarebbe dovuto riunire per la prima volta il nuovo Parlamento.
Quello che è avvenuto il primo febbraio 2021 è stato un colpo di stato, guidato dai militari birmani, con la finalità di rovesciare il governo eletto di Aung San Suu Kyi. Per colpo di stato, infatti, si intende un fatto contro la legge volto a modificare il vigente ordinamento dei pubblici poteri.[1]
Inoltre, durante il colpo di stato in Myanmar sono state interrotte le linee telefoniche nella capitale, la televisione pubblica ha interrotto le trasmissioni e l’accesso a internet è stato bloccato.
L’arresto di Aung San Suu Kyi e il processo
Aung San Suu Kyi è una figura molto nota in Myanmar.
È divenuta il simbolo dell’opposizione non violenta al regime dei militari, il quale ha detenuto il potere per cinquant’anni. Si è impegnata nel processo di democratizzazione del proprio Paese fondando il partito “Lega Nazionale per la Democrazia”. È proprio con questo partito che ha vinto due elezioni: quelle dello scorso novembre e quelle del 2011, le quali portarono alla caduta della giunta militare dopo 50 anni.
Per il suo impegno e per le sue lotte pacifiche le è stato assegnato il Nobel per la pace nel 1991.
I militari che hanno guidato il colpo di stato in Myanmar a febbraio hanno destituito e arrestato Aung San Suu Kyi, in quanto leader del governo che si sarebbe dovuto insediare.
L’accusa su cui si basa l’arresto è la violazione della norma in materia di importazioni: Aung San Suu Kyi è stata accusata di possedere illegalmente dei walkie – talkie.
Il 16 febbraio è iniziato il processo a suo carico. L’udienza si è svolta senza il suo legale, il quale non aveva ricevuto avvisi riguardanti la celebrazione della prima udienza. Durante l’udienza è emersa un’ulteriore accusa che grava su Aung San Suu Kyi: la violazione di norme sulla gestione dei disastri naturali. Il partito di Aung San Suu Kyi ha fatto sapere che attualmente si trova agli arresti domiciliari.
Le proteste
A sostegno della leader del partito di maggioranza sono scesi in piazza numerosi cittadini che contestano le accuse rivolte al premio Nobel per la pace, affermando che sono solo pretesti addotti dai militari per prendere il potere. Aung San Suu Kyi stessa ha esortato i cittadini a non accettare il colpo di stato e a protestare contro i militari.
L’azione repressiva della giunta militare non ha tardato: sono giunte testimonianze di spari e di lancio di lacrimogeni sui manifestanti da parte della polizia. Inoltre, è stata stabilita una pena fino a 20 anni di carcere per chi si oppone al colpo di stato ed è stata introdotta da parte del governo la legge marziale.
Il tentativo dei militari di sedare le rivolte, però, non sta dando i frutti sperati. I cittadini dopo le 20 iniziano a battere le pentole come segno di opposizione. Questo gesto è una rivisitazione del vecchio rito popolare di sbattere pentole o padelle per scacciare gli spiriti maligni. A sostegno di quest’iniziativa è nata sui social network la campagna “Bang Your Pot” (battete le vostre pentole). A poco sono quindi valsi i tentativi dei militari di oscurare i vari social network per isolare il paese e per bloccare l’onda di protesta contro il colpo di stato in Myanmar.
La reazione internazionale
Subito dopo il colpo di stato in Myanmar c’è stata una dura presa di posizione da parte degli Stati, i quali non solo hanno condannano le vicende ma hanno chiesto anche la scarcerazione di Aung San Suu Kyi. I ministri degli Esteri, nel contesto del G7, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta a sostegno della popolazione e del regime democratico. Inoltre, gli Stati Uniti e l’Europa hanno anche minacciato di ristabilire le sanzioni economiche.
Il governo militare insediatosi in Myanmar, però, ha un potente alleato: la Cina. Questa potenza, infatti, ha definito il colpo di stato in Myanmar come un “rimpasto ministeriale”. Per questo motivo, la Cina si è detta contraria alla netta condanna espressa dall’ONU e durante il Consiglio di sicurezza ha fatto pressione per evitare la condanna del colpo di stato in Myanmar, accettando solo una manifestazione di “inquietudine”.
L’intento della Cina sembrerebbe quello di riprendere il controllo della zona attraverso la stipula di accordi con il regime dei militari, in modo da scongiurare un’influenza statunitense. Questo creerà inevitabilmente delle tensioni tra gli Stati Uniti e la Cina.
La situazione oggi
Ad oggi non si prevedono sviluppi risolutivi della situazione e un ripristino della democrazia. Il carisma e la popolarità di Aung San Suu Kyi fanno sì che le persone non cederanno tanto facilmente al potere illegale dei militari.
Informazioni
[1] Per approfondire il tema dei diritti umani, tra cui il rispetto dei diritti politici: http://www.dirittoconsenso.it/2019/10/02/i-core-rights-treaties-il-cuore-dei-diritti-di-ogni-uomo/

Beatrice Berzano
Ciao, sono Beatrice. Dopo aver conseguito la maturità classica, mi sono iscritta alla facoltà di giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Torino. Da subito mi sono appassionata alle tematiche del diritto d’impresa, del diritto costituzionale e del diritto privato.
Ho fatto parte di DirittoConsenso da novembre 2020 a settembre 2021.