Dare slancio alla lotta al traffico illecito dei beni culturali: lo Stolen Works of Art Database dell’INTERPOL è lo strumento ideale ma deve essere migliorato

 

Lo Stolen Works of Art Database dell’INTERPOL per il contrasto al traffico illecito dei beni culturali

L’INTERPOL è un’organizzazione internazionale di polizia criminale. È un’agenzia intergovernativa riconosciuta dalle Nazioni Unite e conta 194 Stati membri. Favorendo la cooperazione per la lotta alla criminalità, l’INTERPOL si impegna anche[1] contro il traffico illecito[2] dei beni culturali. In primo luogo, si sottolinea l’impegno del Segretariato Generale nel supporto alle unità specializzate dei singoli Stati membri per la lotta al fenomeno del traffico illecito dei beni culturali[3]. In tal senso, si assicura un impegno costante nello scambio di informazioni, così come si favorisce la riunione degli esperti in gruppi di lavoro e conferenze[4] per conoscere e saper affrontare il fenomeno. In secondo luogo, esistono due interessanti strumenti:

  • lo Stolen Works of Art Database e
  • l’Object ID[5].

 

Se il secondo è uno strumento che permette l’identificazione di beni culturali che siano stati rubati, ci soffermiamo adesso sul primo. In aggiunta ad un aspetto formativo-conoscitivo, l’INTERPOL ha uno strumento per raccogliere dati sui beni venduti illecitamente o rubati: è lo Stolen Works of Art Database.

 

Cosa contiene il database? E come funziona?

Lo Stolen Works of Art Database è una piattaforma dati con descrizioni e immagini di più di 52,000 oggetti, nonché l’unica su scala internazionale che si concentra sui beni culturali con informazioni raccolte da forze di polizia[6].

Gli Stati possono inviare informazioni su beni rubati o mancanti e gli esperti dell’INTERPOL aggiungono le più recenti informazioni sui beni. Nel database possono essere inserite solo le informazioni fornite dagli organi autorizzati (come gli Uffici Nazionali Centrali e specifiche organizzazioni internazionali con cui l’Interpol collabora, come l’UNESCO, l’ICOM e l’ICCROM) e solo oggetti completamente identificabili. Oltre ai classici campi dati, gli utenti possono completare la loro ricerca caricando un’immagine di qualsiasi oggetto d’arte, anche grazie ad un software di abbinamento delle immagini.

Al database possono accedere case d’asta, mercanti d’arte, pubblico in generale, forze di polizia, musei, giornalisti e università compilando un modulo di richiesta iscrizione sul sito dell’INTERPOL. È dall’agosto 2009 che il database funziona ed è da quel momento che ogni singola persona nel mondo può chiedere e ottenere un accesso gratuitamente.

 

Ma attenzione…

Pensare che questo strumento sia impeccabile o che risolva automaticamente il fenomeno del traffico illecito dei beni culturali è un grave errore.

Bisogna dirlo a chiare lettere: il fatto che un bene non sia incluso in questo database non significa che non sia stato rubato. In altre parole, bisogna interpretare i risultati della piattaforma con cautela poiché un bene potrebbe essere stato rubato, anche se non appare nello Stolen Works of Art Database dell’INTERPOL.

In effetti, un bene culturale potrebbe essere stato rubato ma non è incluso nel database per uno dei seguenti motivi:

  • non è stato ancora segnalato come rubato alla polizia;
  • la denuncia di furto non è ancora pervenuta all’INTERPOL attraverso i canali ufficiali;
  • l’oggetto non è ancora stato inserito nel database;
  • le ricerche dell’oggetto mancante/rubato vengono effettuate solo a livello nazionale;
  • l’oggetto è stato trafugato da un sito archeologico e non è noto alla polizia[7].

 

Ovviamente non è il database o le sue funzionalità che devono essere migliorate ma è l’intero sistema della lotta al traffico illecito dei beni culturali che richiede una notevole collaborazione tra tutti i soggetti di diritto internazionale e una maggiore attenzione delle autorità competenti.

 

Perché è (e rimane) uno strumento importante

Le attività dell’INTERPOL sono svolte anche grazie alle informazioni che vengono scambiate con altre organizzazioni[8] non solamente con gli Stati. Tale scambio è fondamentale ed è stato riconosciuto anche da risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

La risoluzione 2199 del Consiglio di Sicurezza[9] chiede agli Stati di adottare misure adeguate per prevenire il traffico di beni culturali iracheni e siriani che siano stati rubati. Lo stesso Consiglio riconosce il ruolo di primo piano dell’INTERPOL nella lotta al fenomeno del traffico illecito. E ancora, la risoluzione 2347 del Consiglio di Sicurezza[10], la prima che si concentra esclusivamente sulla protezione dei beni culturali, ribadisce la necessità di fermare il traffico illecito di beni culturali sottolineando il legame tra tale attività e il finanziamento delle attività terroristiche. La risoluzione inoltre incoraggia gli Stati:

all’uso e a contribuire allo Stolen Works of Art database dell’INTERPOL”.

 

Un uso pratico dello Stolen Works of Art Database dell’INTERPOL

Il ruolo dell’INTERPOL nel favorire il recupero dei beni culturali è evidente nelle operazioni congiunte delle organizzazioni internazionali e dei singoli Stati. Per questo è altrettanto importante citare un’operazione in cui è stato usato lo Stolen Works of Art Database dell’INTERPOL.

Tra le più importanti degli ultimi anni vi è Operazione Pandora III[11]. Si tratta di un’enorme operazione per smantellare le organizzazioni criminali dedite al traffico illecito di beni culturali su internet.

L’Operazione Pandora III rappresenta un’operazione di polizia a livello internazionale contro il traffico illecito di beni culturali con la quale sono stati sequestrati 18.000 beni e sono state arrestate 59 persone. Tra i beni sequestrati sono stati ritrovati beni archeologici, mobili antichi, monete, dipinti, strumenti musicali e sculture. L’Operazione Pandora III è stata condotta dalla polizia spagnola (Guardia Civil), sostenuta dall’Europol, dall’INTERPOL e dalla WCO.

Le autorità di ben 29 Stati hanno preso parte all’operazione e si sono concentrate in particolare sulle vendite su internet. Inoltre, mentre circa 10.000 beni culturali venivano sequestrati dalla polizia spagnola, il reparto speciale del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale[12] ritrovava 91 oggetti in ceramica e 109 monete antiche in locali privati e centri postali.

La complessità dell’operazione, condotta simultaneamente in più Stati, ha permesso anche il ritrovamento da parte della polizia olandese (Politie) di un’antica Bibbia tedesca del quindicesimo secolo che era stata rubata.

L’Operazione Pandora III è stata possibile grazie alla coordinazione e alla collaborazione tra i vari attori internazionali. Data la dimensione transnazionale del traffico illecito di beni culturali, l’Europol[13], l’INTERPOL e la WCO hanno istituito unità di coordinamento operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per supportare la condivisione di informazioni, nonché per diffondere allarmi e avvertenze ed eseguire controlli incrociati in diverse banche dati internazionali e nazionali.

Le autorità investigative e di polizia hanno sfruttato appieno lo Stolen Works of Art dell’INTERPOL, con diverse centinaia di ricerche eseguite durante l’operazione. Diversi esperti dell’Europol, dell’INTERPOL e della WCO sono stati inoltre impiegati per fornire supporto analitico nel corso dell’operazione per monitorare le transazioni via internet.

Informazioni

[1] Corruzione, contraffazione di valuta e di documenti, crimini contro minori, crimini informatici, traffico di droga, criminalità ambientale, criminalità finanziaria, traffico di armi da fuoco, tratta di esseri umani, beni illeciti, criminalità marittima, criminalità organizzata, traffico di persone, terrorismo, crimini di guerra.

[2] Una doverosa precisazione: il traffico illecito si inserisce in un mercato (in parte legale ed in parte illegale). Non bisogna infatti confondere questi fenomeni. Per un approfondimento sul mercato illecito dei beni culturali si veda: Il mercato illecito dei beni culturali – DirittoConsenso.

[3] Sul traffico e sugli elementi caratterizzanti rimando a: Il traffico illecito di beni culturali – DirittoConsenso.

[4] Per esempio, lo European Working Meeting on Illicit Trafficking in Cultural Property, un evento tenutosi a Wiesbaden, in Germania, dal 10 al 12 settembre 2019. Durante l’incontro si è discusso dell’importanza di affrontare con tenacia il saccheggio dei beni culturali nelle aree in cui vi sono situazioni di crisi e instabilità.

[5] Anche qui, attenzione a non confondere l’Object ID con l’app ID-Art, un’applicazione che consente l’accesso mobile al database INTERPOL, crea inventari di collezioni d’arte e segnala e registra siti culturali a rischio. Gli utenti di ID-Art possono verificare istantaneamente se un oggetto è tra le migliaia di oggetti registrati come rubati nello Stolen Works of Art Database. Per maggiori informazioni: https://www.interpol.int/News-and-Events/News/2021/INTERPOL-launches-app-to-better-protect-cultural-heritage

[6] Ad oggi sono 134 gli Stati che contribuiscono alle informazioni della piattaforma dati.

[7] Questo è il punto più delicato dell’intera faccenda e su cui i criminali lucrano maggiormente: quando viene rimosso un bene da uno scavo archeologico il danno causato da questi scavi va al di là del furto perché distrugge il concetto di appartenenza di un oggetto a quel sito. Così facendo, viene meno la possibilità di capire e studiare il contesto storico e antropologico di quel bene nel contesto dello scavo. L’art looting è infatti necessariamente un’attività clandestina e ciò rende difficile, se non impossibile, documentarne l’estensione e individuare quali beni siano stati saccheggiati. In Italia in particolare vi sono individui specializzati in questa attività di scavo e di rimozione dei beni dai contesti archeologici noti come tombaroli, mentre il Perù conosce figure simili note come huaqueros. In più, i saccheggi riguardano due tipi di siti: i luoghi noti agli archeologi e quelli che non sono ancora stati scoperti. Per tale ragione, a compimento di uno scavo illecito, si realizza un danno la cui entità è incalcolabile.

[8] Tra le organizzazioni che collaborano con l’INTERPOL bisogna citare l’Europol, l’ICCROM, l’ICOM, l’UNIDROIT, l’OSCE, l’UNESCO, l’UNODC e la WCO.

[9] Ris. 2199/2015 UNSC.

[10] Ris. 2347/2017 UNSC.

[11] Le precedenti operazioni Pandora I e Pandora II hanno avuto anch’esse come oggetto la lotta al traffico illecito di beni culturali.

[12] Si tratta di uno specifico reparto dei Carabinieri con particolare formazione e professionalità nei reati commessi contro i beni culturali. Per maggiori informazioni si rimanda al sito internet: http://www.carabinieri.it/cittadino/tutela/patrimonio-culturale/introduzione.

[13] L’Europol ha svolto un ruolo chiave nell’attuazione dell’intera operazione facilitando lo scambio di informazioni e fornendo supporto analitico e operativo. Su quest’altra organizzazione si veda: L’Europol – DirittoConsenso.