Quando siamo stanchi di maneggiare un dispositivo elettronico, oppure ci meravigliamo di come il nostro elettrodomestico non funzioni più, non dovremmo stupirci, probabilmente si tratta di obsolescenza programmata. Ma che cos’è?

 

Obsolescenza programmata, in breve

Con questo termine si fa riferimento al processo mediante il quale si cerca di instillare nei consumatori il desiderio di sostituire i beni tecnologici o più nello specifico le apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) di largo consumo. L’obsolescenza programmata si attuerebbe mediante opportuni accorgimenti introdotti in fase di produzione (utilizzo di materiali di scarsa qualità, pianificazione di costi di riparazione superiori rispetto a quelli di acquisto, ecc.), nonché mediante la immissione sul mercato di nuovi modelli ai quali sono apportate modifiche irrilevanti sul piano funzionale, ma sostanziali su quello formale.

Il meccanismo, o meglio, la pratica di cui parliamo non è mai stata scientificamente provata, ma nella letteratura economica è considerata presente e costante, emblematici sono state alcune politiche aziendali che hanno intaccato direttamente i consumatori finali, vediamone alcuni:

  • Il cartello di Phoebus

Quando nel 1924 i principali produttori europei e statunitensi di lampade ad incandescenza si riunirono a Ginevra, si parlò di obsolescenza programmata, fu infatti il primo caso[2]. All’epoca del cartello esistevano diversi tipi non standardizzati di lampadine, per forma, incastro, tensione, potenza e luminosità: i produttori del cartello si imposero di omologare la produzione e fissare un limite da 2.500 a 1.000 ore per la durata di ogni lampadina. A dimostrazione che le lampadine dell’epoca erano molto più performanti è possibile prendere come riferimento la “Centennial Light”, accesa da ben 118 anni[3].

  • Il caso Apple ed Epson

Apple è stata direttamente multata[4] dall’anti-trust[5] in quanto dolosamente procedeva a diffondere aggiornamenti software che rallentavano i dispositivi più vecchi “costringendo” i consumatori ad acquistare telefoni più recenti. Apple in questa occasione si è impegnata a sostituire le batterie dei telefoni a prezzi agevolati[6]. Ad Epson, in Francia, invece è stato riconosciuto che i chip delle cartucce segnalavano l’esaurimento nonostante fosse presente tra il 20 % e il 50 % di inchiostro residuo[7].

Pur essendo semplici esempi, facilmente ricercabili, queste notizie ci portano ad una domanda scontata: siamo tutelati?

 

La tutela del consumatore

Si, siamo tutelati. Abbiamo dalla nostra parte il codice del consumo[8] (D.lgs. 206/2005) che è quello strumento attraverso il quale i consumatori possono tutelarsi dalle pratiche scorrette che vengono eseguite sul mercato, nei casi di obsolescenza programmata non si ha una tutela diretta, piuttosto ci si può appigliare alla pratiche scorrette dei produttori (artt. 20, 21, 22, 23 e 24) oppure al tema della sicurezza dei prodotti (artt. 102-135).

Ma è in campo qualcosa di più specifico, un vero e proprio Disegno di Legge che introduce il concetto di “obsolescenza programmata”.

 

Il Disegno di Legge 615

Già da tempo è presente in cantiere un atto[9] che ha intenzione di introdurre, all’interno del nostro ordinamento, il tema dell’obsolescenza programmata.

I senatori, nella relazione illustrativa, dopo un breve cenno alla storia di questa pratica affermano quanto segue:

“Costruire beni destinati a rompersi in fretta rappresenta una garanzia di continuità per il mercato, con i consumatori costretti a sostituire apparecchi potenzialmente sani, ma nei quali la progettazione iniziale ha inserito un difetto pianificato. Uno studio tedesco intitolato «Obsolescenza programmata – Analisi delle cause – Esempi concreti – Conseguenze negative – Manuale operativo[10]» ha dimostrato come numerosi elettrodomestici e prodotti di uso comune vengono programmati, dagli stessi produttori, per rompersi dopo circa due anni, cioè dopo la scadenza del periodo di garanzia stabilito dalla legge. Attraverso l’obsolescenza programmata si amplia il mercato in senso intensivo e si genera un consumo più rapido, diffuso e frenetico, perpetuando la logica del bene di consumo «usa e getta», generando prodotti più scadenti e quindi provocando un costante incremento di rifiuti di varia natura, molti dei quali di difficile smaltimento. Non è più ammissibile giustificare questo ricorso e questo abuso dell’obsolescenza programmata poiché il sistema sociale globale e quello ambientale-climatico non riescono più a sostenere tale carico.”

Entrando nello specifico, il disegno di legge si compone di nove articoli, nel primo si definisce il concetto di obsolescenza programmata e si intende: “l’insieme di tecniche e di tecnologie tramite cui il produttore […] nella progettazione di un bene di consumo, volutamente accorcia la vita o l’uso potenziale del medesimo bene, al fine di aumentarne il tasso di sostituzione”.

Sono poi previsti alcuni casi tipici di obsolescenza come ad esempio, la più classica: “l’impiego di tecniche di costruzione o di materiali aventi l’effetto di accelerare l’usura del bene, di favorire l’insorgenza di guasti, rotture o malfunzionamenti ovvero l’invecchiamento precoce del medesimo bene”, oppure, “l’utilizzo di componenti software o di sistemi operativi aventi l’effetto di peggiorare le condizioni generali del bene e il suo funzionamento”.

Senza analizzare il testo articolo per articolo, è bene sapere che il legislatore intenderebbe muoversi principalmente in un’ottica di prevenzione. Chiaramente nel mirino del dispositivo vi è il produttore, a cui viene imposto infatti l’obbligo di non mettere in pratica tecniche che possano portare all’obsolescenza programmata e di rendere note tutte le informazioni utili al fine di conoscere la durata della vita dei dispositivi e le possibilità che essi vengano riparati.

Si intende inoltre innalzare il periodo entro il quale il produttore può essere ritenuto responsabile di un difetto dell’apparecchio, la cd. garanzia legale di conformità per i beni di consumo: da 2 a 5 anni per i piccoli elettrodomestici e dieci anni per i grandi. Direttamente collegato al tema della garanzia è il tema delle parti di ricambio dove il produttore o l’importatore dovrebbe impegnarsi al fine di garantire un adeguato servizio.

Vengono anche introdotte le sanzioni penali: Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il produttore o il distributore di beni di consumo è punito con la reclusione fino a due anni e con una multa di 300.000 euro se ha ingannato o tentato di ingannare il consumatore”. A parere di chi scrive sono considerabili troppo severe.

Infine viene ampliato il ruolo del consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti. Esso avrà un ruolo di informazione e controllo nell’ambito delle questioni inerenti l’obsolescenza programmata.

Attualmente il testo è al vaglio della 10^ commissione al Senato – Industria, commercio, artigianato. Si spera quanto prima che il testo possa divenire efficace.

 

La questione dei rifiuti

Secondo Brooks Stevens: “Tutta la nostra economia si basa sull’obsolescenza programmata (…) facciamo prodotti buoni, spingiamo le persone ad acquistarli e poi l’anno successivo introduciamo deliberatamente qualcosa che renderà questi prodotti obsoleti[11]”. Possiamo tradurre obsoleto come qualcosa di cui vogliamo o dobbiamo disfarci, che ricalca fondamentalmente la definizione di rifiuto[12] come prevista dal Testo Unico Ambientale.

In effetti con l’obsolescenza programmata, se da un lato le grandi aziende tecnologiche sono spinte all’avanzamento tecnologico (e ai margini di profitto), anche altre due industrie tendono a crescere: quella estrattiva e quella dei rifiuti.

Le aziende estrattive lucrano a causa (o per fortuna) della grande richiesta di materie prime necessarie a comporre questi oggetti. Ad esempio uno smartphone è composto da oro, rame, silicio e dallo sconosciutissimo coltan[13] (columbite-tantalite). Lo sfruttamento di queste risorse determina il peggioramento dello stato dei luoghi ed il deterioramento ambientale generalmente considerato.

Rispetto ai rifiuti è inevitabile non sostenere come vi sia un eccesso rispetto a quanto teoricamente potrebbe generarsi[14], rispettando la normale vita di un dispositivo. Uno studio eseguito dalle Nazioni Unite[15], prendendo in esame sette prodotti, di cui sei appartenenti all’industria tecnologica, ha dimostrato che un televisore, con le dovute accortezze, dovrebbe essere sostituito dopo 8-10 anni ed un telefono addirittura dopo 12. Arrivare a questi archi di tempo, però, potrà essere fatto solo tramite una collaborazione tra industria e consumatore (cd. soluzione win-win).

Dobbiamo poi tenere in considerazione che l’obsolescenza programmata determina una particolare tipologia di rifiuti, i RAEE[16]. I consumatori non sempre sono a conoscenza delle modalità di smaltimento di tali prodotti e anzi non poche volte vengono a crearsi discariche abusive composte da frigoriferi, lavatrici, televisori.

Una soluzione per concretizzare dei miglioramenti è lo sfruttamento dell’economia circolare[17] e della sharing economy, che hanno l’obiettivo di evitare lo spreco di risorse attraverso il riutilizzo delle materie di scarto o attraverso la condivisione di strumenti. Per dare senso a questi due strumenti basti pensare che l’apertura ai mercati commerciali secondari può sensibilmente diminuire l’ammontare dei rifiuti e garantendo a popolazioni meno abbienti la possibilità di acquistare prodotti tecnologicamente avanzati, seppur “obsoleti”.

Informazioni

I RAEE, di Roberto Giuliani, DirittoConsenso.it

L’anti-trust, di Giuseppe Nicolino, DirittoConsenso.it

www.gazzettaufficiale.it

www.camera.it

www.treccani.it

www.agcm.it

[2] http://www.storiainrete.com/11351/xx-secolo/fatto-per-non-durare-phoebus-e-lobsolescenza-programmata/

[3] https://www.centennialbulb.org/

[4] Qui la decisione

[5] L’antitrust, di Giuseppe Nicolino, DirittoConsenso, ottobre 2018.

[6] https://www.lastampa.it/tecnologia/news/2017/12/29/news/iphone-rallentati-per-colpa-della-batteria-apple-chiede-scusa-1.34087884

[7] https://ilsalvagente.it/2017/11/10/obsolescenza-programmata-in-francia-azione-legale-contro-epson/

[8] Per maggiori info http://www.codicedelconsumo.it/

[9] Qui il testo integrale

[10] Qui lo studio in lingua originale

[11] Brooks Stevens, industrial designer (1911-1995)

[12] Art. 183 del D.Lgs. 152/2006 (TUA)

[13] Cos’è il coltan?

[14] In Italia, ogni abitante produce in media quasi 20 kg di RAEE e nel 2017 il paese ha prodotto quasi 1,5 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici

[15] Qui – The Long View – Exploring life product time extention

[16] Ne parlo in questo articolo: I RAEE

[17] https://www.economiacircolare.com/cose-leconomia-circolare/