La ricerca di un complesso equilibrio tra comunità e Coronavirus in una nuova realtà fondata su limitazioni e privazioni
Introduzione
Quello tra comunità e Coronavirus è un rapporto certamente forzato, ma inevitabile, che ha costretto le comunità non solo a prevedere nuove regole organizzative e di comportamento, rigide ed imperative, ma anche a privarsi di moltissimi elementi, aspetti ed attività che da sempre connotano la realtà delle comunità e di cui ad oggi, gioco forza, bisogna fare a meno.
A fronte di questa epidemia globale le comunità si sono dovute riorganizzare e hanno cercato di compensare le moltissime mancanze e privazioni attraverso delle alternative telematiche e a distanza che si dimostrino sufficientemente valide affinché non vanifichino il duro lavoro svolto dai minori durante il loro percorso all’interno della comunità.
L’inevitabile impatto del Covid-19 sulle comunità per i minori
Abbiamo già avuto modo di vedere cosa sono le comunità[1] e quanto sia complesso per i ragazzi riuscire a raggiungere un equilibrio, tuttavia, ad oggi, l’inevitabile binomio comunità e Coronavirus ha reso notevolmente più complesso il perseguimento di una vera e propria stabilità.
Anche le comunità si sono dovute adattare alle nuove regole che sono state introdotte negli ultimi mesi dai vari DPCM; la lettura delle “misure di contenimento del contagio da Covid – 19 nella rete d’offerta sociale. Indicazioni a richieste di chiarimenti” emanate dalla Regione Lombardia dà la possibilità di vedere concretamente in che modo si sono rapportate le comunità e il Coronavirus attraverso la previsione non solo nuove regole da seguire, ma anche di una diversa e più scrupolosa organizzazione degli spazi interni: ogni comunità, infatti, ha dovuto e deve dotarsi delle misure di sicurezza necessarie per proteggere tutti i minori presenti al suo interno assicurando mascherine, distanziamento sociale, lavaggio frequente delle mani, aerazione dei locali, pulizia e disinfezione degli ambienti e delle superfici, nonché la possibilità, in caso di contagio o di sospetto, di isolare il soggetto interessato ed il personale in spazi appositamente dedicati[2].
Ma non è tutto: il difficile raggiungimento di un equilibrio tra comunità e Coronavirus deriva, non solo, dalle stringenti regole organizzative sopracitate, ma soprattutto dalla scelta di sospendere, all’interno delle comunità, gli incontri con i familiari e il rientro in famiglia dei minori ospiti[3]. Si tratta, evidentemente, di una decisione che si è resa necessaria, ma che, al contempo, rende molto complicata la vita all’interno delle comunità e la ragione è facilmente intuibile: i minori che sono ospiti in una comunità sono giovani che hanno un passato molto complesso, spesso scandito dalla commissione di (più o meno) piccoli reati e che attraverso la comunità sono chiamati a compiere un percorso che li aiuti ad avviare un processo di cambiamento della loro personalità.
Durante questo percorso giocano un ruolo fondamentale gli incontri con gli affetti esterni che non solo sono essenziali per il minore, ma che, al contempo, rappresentano uno strumento di lavoro che, se correttamente sfruttato ed utilizzato, può contribuire al raggiungimento di un esito positivo del percorso svolto in comunità. Insomma, in altri termini, la sospensione degli incontri con i familiari ha certamente reso molto difficile una condizione che già di per sé era complessa; a fronte di ciò, tuttavia, la Regione Lombardia ha dato la possibilità alle comunità di organizzare delle video/audio comunicazioni a distanza affinché si potesse sempre mantenere un contatto, seppur telematico, con i familiari e con gli affetti più cari del minore[4].
Ulteriori privazioni e limitazioni per le comunità
Il forzato binomio comunità e Coronavirus ha bruscamente inciso e sospeso non solo gli incontri dei minori con i propri cari, ma ha anche messo un freno ai tirocini lavorativi, allo sport e alle attività ludiche; come gli incontri, anche queste attività rappresentano un elemento indispensabile ed essenziale per la buona riuscita del percorso in comunità.
Infatti, spesso i ragazzi ospitati nelle comunità devono seguire un progetto educativo, pensato e realizzato dai servizi sociali, che prevede non solo regole da seguire, ma anche, e soprattutto, attività da svolgere scelte in base alle capacità, inclinazioni ed aspirazioni del minore; per cui non è affatto inusuale includere nei progetti educativi attività ludiche svolte all’aperto e/o in compagnia di altri ragazzi, piuttosto che attività sportive o lavorative che contribuiscano nella formazione della personalità del minore e che, di conseguenza, incidono inevitabilmente sul buon esito del percorso svolto in comunità.
Per queste ragioni, per compensare questa ulteriore mancanza, il Coordinamento Nazionale per le Comunità per i minorenni (CNCM) e l’agenzia di stampa “Dire” hanno dato vita al progetto “Io resto in comunità. Le comunità per i minorenni al tempo del Coronavirus”; si tratta di un’iniziativa veramente speciale grazie alla quale sia i ragazzi che gli educatori, che vivono insieme ai minori in comunità, hanno avuto la possibilità di raccontare la loro vita all’interno di quella realtà che è la comunità fatta di emozioni, abitudini, difficoltà, ostacoli da superare e nuove scoperte.
Attraverso questo progetto i ragazzi hanno potuto frequentare telematicamente, grazie all’agenzia “Dire” e diregiovani.it, delle lezioni di giornalismo e montaggio propedeutiche alla produzione di video, realizzati con lo smartphone, che potessero dare voce ai giovani permettendogli di raccontare le loro esperienze, le loro capacità e le loro emozioni[5]. Insomma, si tratta di un progetto tanto bello quanto fondamentale che ha permesso ai ragazzi di tenere vivo un contatto con l’esterno, di raccontare sé stessi e le emozioni che li hanno attraversati in questo difficile periodo.
La relazione, inevitabile, tra le comunità e il Coronavirus ha reso la realtà delle comunità, che è di per sé una realtà difficile, ancora più complicata a causa della previsione di moltissime privazioni e limitazioni, le quali hanno interessato non solo gli incontri con i familiari e con gli affetti più cari, ma anche le attività ludiche e sportive previste nei diversi progetti educativi che, insieme agli incontri, giocavano un ruolo fondamentale nel perseguimento di un esito positivo del percorso educativo.
Informazioni
[1] Sulle comunità si veda: http://www.dirittoconsenso.it/2020/05/22/la-realta-delle-comunita-per-i-minori/
[2] https://www.regione.lombardia.it/wps/wcm/connect/30b13207-6a66-4e5b-8ec7-81140c36bebe/Misure+di+contenimento+del+contagio+da+Covid+-+19+nella+rete+d%E2%80%99offerta+sociale.pdf?MOD=AJPERES&CACHEID=ROOTWORKSPACE-30b13207-6a66-4e5b-8ec7-81140c36bebe-n6yisrr
[3] https://www.redattoresociale.it/article/notiziario/coronavirus_nelle_comunita_per_minori_venete_sospesi_gli_incontri_con_le_famiglie
[4] https://www.regione.lombardia.it/wps/wcm/connect/30b13207-6a66-4e5b-8ec7-81140c36bebe/Misure+di+contenimento+del+contagio+da+Covid+-+19+nella+rete+d%E2%80%99offerta+sociale.pdf?MOD=AJPERES&CACHEID=ROOTWORKSPACE-30b13207-6a66-4e5b-8ec7-81140c36bebe-n6yisrr
[5] https://www.gnewsonline.it/emergenza-coronavirus-e-le-emozioni-dei-ragazzi-delle-comunita/

Giulia Pugliese
Ciao, sono Giulia. Sono nata a Carate Brianza nel 1995. Sono una laureanda in giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca e da sempre nutro una grande passione per la procedura penale, materia in cui ho scelto di scrivere la mia tesi. Nell'ultimo anno ho iniziato ad appassionarmi alla procedura penale minorile, passione che intendo coltivare e trasformare nel mio lavoro.
Ho fatto parte di DirittoConsenso da febbraio 2020 a dicembre 2020.