Il “pacchetto economia circolare” dell’UE e la trasformazione del nostro attuale ciclo di produzione in un modello più sostenibile
Introduzione
Probabilmente fra trent’anni l’umanità consumerà risorse come se avessimo a disposizione tre pianeti Terra e la produzione di rifiuti a livello globale aumenterà spropositatamente. Un’inversione di tendenza dinnanzi a uno scenario simile si rivela assolutamente imprescindibile, ed è in quest’ottica che l’UE mira a rendere la norma uno stile di produzione sostenibile attraverso una serie di iniziative che si concretizzano nel pacchetto UE sull’economia circolare[1].
Perché l’economia circolare?
Secondo la definizione della Ellen MacArthur Foundation, economia circolare «è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera».
L’economia circolare è dunque un sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi. Occorre quindi ridurre i consumi e limitare quanto più possibile la perdita di risorse dato che il tradizionale modello di economia lineare basato su prendi-usa-consuma-getta si è rivelato non più sostenibile.
Adottare un modello di economia circolare – grazie a comportamenti virtuosi di condivisione, leasing, riutilizzo, riparazione, rinnovamento, ricondizionamento e riciclo di materiali e prodotti – può trasformare in risorsa quello che era considerato “spreco”, in un circolo quasi chiuso. I prodotti, e i materiali in essi contenuti, sono valorizzati al massimo: arrivati a fine vita possono diventare materia prima di altri prodotti, essere riutilizzati più volte e restare all’interno del ciclo economico, creando ulteriore valore[2].
Il Pacchetto UE sull’economia circolare: quali obiettivi?
Il 18 aprile 2018, il Parlamento europeo riunito in sessione plenaria a Strasburgo ha approvato a larghissima maggioranza il pacchetto sull’economia circolare che contiene una serie di disposizioni volte a promuovere la transizione verso un’economia circolare, in alternativa all’attuale modello economico lineare. I provvedimenti, di rilevanza ambientale e socio-economica, riguardano tematiche di grande interesse per l’intero settore dei rifiuti, quali la gestione di pile e accumulatori e dei relativi rifiuti e quella di apparecchiature elettriche ed elettroniche, dei veicoli fuori uso, delle discariche, degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio[3].
In particolare, il pacchetto stabilisce per l’UE ambiziosi obiettivi di riciclaggio e di riduzione delle discariche, il primo è il riciclo di almeno il 55% dei rifiuti urbani entro il 2025. Questa quota è destinata a salire al 60% entro il 2030 e al 65% entro il 2035. Il secondo obiettivo è il riciclo del 65% dei rifiuti di imballaggi entro il 2025 (70% entro il 2030) con obiettivi diversificati per materiale, e infine le nuove regole riguardano anche le discariche e prevedono un obiettivo vincolante di riduzione dello smaltimento in discarica che deve essere pari al massimo al 10% del totale dei rifiuti urbani entro il 2035[4]. La strategia a lungo termine è quella di coinvolgere le aziende nel realizzare prodotti con materiali nuovi, interamente riutilizzabili e che quindi non generino scarti, mentre quella a breve e medio termine è gestire gli scarti prodotti in modo più responsabile, attraverso il riutilizzo ed il riciclo[5].
La modifica della precedente normativa
Le quattro direttive del “pacchetto economia circolare”, pubblicate sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 14 giugno 2018, modificano 6 precedenti direttive su rifiuti, imballaggi, discariche, rifiuti elettrici ed elettronici, veicoli fuori uso e pile.
In particolare, fanno parte del pacchetto:
- La direttiva 2018/851, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti
- La direttiva 2018/852, che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio
- La direttiva 2018/850, che modifica la direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti
- La direttiva 2018/849 (di cui l’art.1 modifica la direttiva 2000/53/CE relativa ai veicoli fuori uso e gli articoli 2 e 3 modificano la direttiva 2006/66/CE relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori e la direttiva 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche)
La situazione in Italia
In Italia Il Consiglio dei Ministri ha approvato il 5 marzo 2020, in esame preliminare, quattro schemi di decreti legislativi di recepimento delle direttive dell’Unione europea che costituiscono il pacchetto europeo sull’economia circolare. Vediamo di seguito quali sono i provvedimenti approvati in esame preliminare in attuazione delle suddette direttive:
- Per quanto riguarda i rifiuti di pile, accumulatori e apparecchiature elettriche, il decreto legislativo approvato, al fine di verificare la corretta attuazione della normativa europea, prevede che il Ministero dell’ambiente invii con cadenza annuale una relazione alla Commissione europea con stime sulla quantità in peso delle apparecchiature elettriche immesse sul mercato e dei RAEE raccolti separatamente ed esportati, allegando inoltre altre informazioni sulla raccolta e il riciclaggio di pile e accumulatori fornite dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA).
- Per i veicoli fuori uso i principali obiettivi della direttiva sono quelli di prevenire e ridurre la produzione di rifiuti da veicoli fuori uso favorendo il reimpiego e il riciclaggio degli stessi e assicurare una operatività più efficiente a livello ambientale di tutti i soggetti economici coinvolti nel ciclo di utilizzo e trattamento dei veicoli. Il decreto di attuazione nel coordinare la normativa nazionale con le disposizioni della direttiva prevede un’estensione di responsabilità del produttore, incentiva la promozione e la semplificazione del riutilizzo delle parti di veicoli fuori uso come pezzi di ricambio e rafforza l’efficacia dei sistemi di tracciabilità e contabilità dei veicoli e dei rifiuti che derivano dagli stessi, con particolare riferimento all’obbligo della pesatura dei veicoli fuori uso nei centri di raccolta;
- In tema di conferimento di rifiuti in discarica si introduce una nuova disciplina che prevede la progressiva riduzione dell’utilizzo della discarica fino a raggiungere l’obiettivo di un conferimento di rifiuti non superiore al 10% dei rifiuti urbani entro il 2035, il divieto di collocare in discarica rifiuti provenienti da raccolta differenziata e destinati al riciclaggio o alla preparazione per il riutilizzo o comunque a partire dal 2030 idonei al recupero di altro tipo. Ulteriori misure prevedono poi la riforma del sistema dei criteri di ammissibilità dei rifiuti nelle discariche e la definizione di modalità e criteri generali per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla direttiva in termini di percentuali massime di rifiuti conferibili in discarica.
- In attuazione della cd. “Direttiva rifiuti”, il decreto prevede poi la riforma del sistema di responsabilità estesa del produttore individuandone e circoscrivendone specificamente responsabilità, compiti e ruoli. Tale regime viene previsto per qualsiasi persona fisica o giuridica che professionalmente sviluppi, fabbrichi, trasformi, venda o importi prodotti, e adotta misure volte a incoraggiare la progettazione di prodotti che diminuiscano la produzione di rifiuti e l’impatto ambientale.[6] Rispetto al testo vigente, i regimi di responsabilità estesa del produttore sono istituiti obbligatoriamente, anche su istanza di parte, attraverso decreti ministeriali che individuano i singoli regimi di responsabilità estesa del produttore e contengono misure che tengano conto dell’impatto dell’intero ciclo di vita dei prodotti, della gerarchia dei rifiuti e, se del caso, della potenzialità di riciclaggio multiplo.
Al fine del recepimento delle direttive 2018/851 e 2018/852 (UE) lo schema di decreto legislativo corrispondente all’atto del governo nr 169 provvede a modificare e integrare la disciplina nazionale vigente trattata dalla parte IV del Codice dell’ambiente, dove sono attualmente contenute le norme con cui sono state recepite le direttive “rifiuti” (2008/98/CE) e “imballaggi” (94/62/CE).
L’art. 1, comma 1, in attuazione dell’articolo 1, paragrafo 1 della direttiva 2018/851, modifica il campo di applicazione dell’articolo 177 del Codice dell’ambiente che disciplina, tra l’altro, anche le finalità della parte quarta del Codice; in particolare, con le modifiche introdotte, si effettua un richiamo alla direttiva 2018/851, e si inserisce tra gli obiettivi previsti anche quello di evitare la produzione dei rifiuti, sottolineando quanto tali previsioni costituiscano elementi fondamentali per il passaggio ad un’economia circolare in UE.[7] Viene inoltre introdotto l’obbligo, entro il 31 dicembre 2023, di differenziare e riciclare i rifiuti organici alla fonte, senza miscelarli con altri tipi di rifiuti e vengono recepite inoltre, tramite modifiche o aggiunte, le nuove definizioni di rifiuto urbano, rifiuto non pericoloso, rifiuto da costruzione o demolizione e rifiuti organici e alimentari. Viene inoltre riscritta la disciplina della tracciabilità dei rifiuti, basata sul nuovo Registro elettronico nazionale e modificata quella relativa ai registri di carico e scarico. L’articolo 2 prevede l’elaborazione di un programma nazionale per la gestione dei rifiuti e apporta una serie di modifiche alla disciplina della pianificazione regionale. Viene inoltre integrata la disciplina relativa alle misure per incrementare la raccolta differenziata, introducendo, in particolare, l’obbligo di raccolta differenziata per i rifiuti tessili entro il 1° gennaio 2022, e infine, viene introdotto un nuovo articolo del Codice volto a regolare il calcolo degli obiettivi di riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti[8].
Opportunità e benefici
Secondo gli studi pubblicati dal Parlamento europeo l’estensione del ciclo di vita dei prodotti e la riduzione dei rifiuti conseguenti al passaggio all’economia circolare offrirebbero varie opportunità. Migliorare la gestione dei rifiuti e ridurre la richiesta di risorse (energia, acqua, terra e materiali) nei processi di produzione, diminuirebbe significativamente le emissioni di gas serra e in generale la pressione sull’ambiente. Con il riuso su larga scala delle materie prime avremmo meno disastri paesaggistici e meno rifiuti marini, limitando così la perdita di biodiversità. Pensando alle materie prime, si avrebbero più garanzie circa la loro disponibilità e i prezzi, con minori rischi di dipendenza dalle importazioni.
Adottare questa strategia, con una migliore efficienza delle risorse, secondo un rapporto della Ellen MacArthur Foundation del 2015, porterebbe notevoli risparmi per le imprese e per i consumatori: si stima che lo spostamento verso l’economia circolare entro il 2030 potrebbe ridurre annualmente la spesa netta di risorse nell’Ue di 600 miliardi di euro. Pur con rischi occupazionali in settori specifici, l’impatto complessivo sull’occupazione sarebbe positivo: una legislazione ambientale più severa, infatti, potrebbe tradursi in maggiore competitività per le imprese, che beneficerebbero anche di una forte spinta innovativa in tutti i settori dovuta alla necessità di riprogettare materiali e prodotti per renderli “circolari”. Le modifiche normative introdotte dal “pacchetto economia circolare” insomma rappresentano un grande passo in avanti verso il raggiungimento degli obiettivi di consumo fissati dall’ONU e un vero e proprio punto di svolta per la tutela del nostro pianeta.
Informazioni
http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/Am0085.pdf
http://www.dirittoegiustizia.it/news/16/0000097742/Dal_Governo_i_decreti_per_il_recepimento_delle_direttive_europee_sull_economia_circolare.html
https://www.arpae.it/cms3/documenti/_cerca_doc/ecoscienza/ecoscienza2018_3/rita_michelon.pdf
https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20170120STO59356/pacchetto-sull-economia-circolare-nuovi-obiettivi-di-riciclaggio-dell-ue
Entrate in vigore le quattro direttive europee sull’Economia Circolare
https://www.minambiente.it/comunicati/economia-circolare-cdm-approva-preliminare-decreti-di-recepimento-direttive-ue
http://www.dirittoconsenso.it/2019/02/01/cosa-sono-i-raee/
https://ec.europa.eu/info/index_en
https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/economy/20151201STO05603/economia-circolare-definizione-importanza-e-vantaggi
https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20170120STO59356/pacchetto-sull-economia-circolare-nuovi-obiettivi-di-riciclaggio-dell-ue
https://www.ipsoa.it/documents/impresa/contratti-dimpresa/quotidiano/2020/03/06/economia-circolare-approvati-decreti-attuazione-direttive-ue
[1] Cfr. Federica Della Monica in “Right to repair e il nuovo piano di economia circolare”
[2] Rita Michelon su Arpae Emilia-Romagna, redazione Ecoscienza
[3] MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE – “ECONOMIA CIRCOLARE: CDM APPROVA IN VIA PRELIMINARE DECRETI DI RECEPIMENTO DIRETTIVE UE”
[4] Cfr. PARLAMENTO EUROPEO “Pacchetto sull’economia circolare: nuovi obiettivi di riciclaggio dell’UE”
[5] CONFINDUSTRIA – “Entrate in vigore le quattro direttive europee sull’economia circolare”
[6] Cfr. IPSOA “Economia Circolare: approvati i decreti di attuazione delle Direttive UE”
[7] Cfr. Documentazione per l’esame di atti del governo – Attuazione della direttiva (UE) 2018/851, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, e della direttiva (UE) 2018/852, che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio Atto del Governo 169
[8] Cfr. Documentazione per l’esame di atti del governo – Attuazione della direttiva (UE) 2018/851, che modifica la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, e della direttiva (UE) 2018/852, che modifica la direttiva 1994/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio Atto del Governo 169

Federica Della Monica
Ciao, sono Federica. Laureata con lode in giurisprudenza con una tesi di ricerca in diritto commerciale intitolata: "Le Garanzie sui diritti IP: La valorizzazione della proprietà intellettuale nei finanziamenti alle imprese". Avvocato dal 2021, ho svolto la pratica forense in uno studio associato di diritto commerciale e fallimentare. Dopo un percorso in azienda in area corporate legal affairs e alcune esperienze formative in tema business, oggi collaboro come associate in uno studio legale nel team che si occupa di operazioni di M&A. Da sempre attenta a temi politici e sociali, promuovo l'adozione di uno stile di vita sostenibile e la più ampia tutela dei diritti umani. Mi interesso alle nuove tecnologie e in particolare alla blockchain e alle sue infinite possibilità di sviluppo e applicazione.