Identificare le fasi del riciclaggio e comprendere la struttura del fenomeno: cosa avviene perchè il riciclaggio si consideri compiuto?
Cosa sono le fasi del riciclaggio?
Le fasi di riciclaggio rappresentano il percorso che il denaro sporco compie per passare da illecito a lecito. Questo arrivo dei proventi illeciti alla forma pulita è il fine stesso dell’attività di riciclaggio. In sostanza sono una serie di azioni determinate per attribuire un’origine lecita a valori di provenienza criminosa.
Punito in moltissimi Stati[1] (anche se con forme diverse) e considerato una piaga a livello internazionale[2], è importante capire perché il riciclaggio possa poggiare su alcuni passaggi di base.
E quali sono?
Le fasi del riciclaggio sono 3.
- Collocazione o placement: collocare il denaro sporco significa immettere il denaro nei circuiti legali dell’economia o della finanza.
- Dissimulazione/stratificazione o layering: dissimulare è fondamentale per far perdere la traccia documentale del denaro sporco. Si usa anche il termine “stratificazione” perché più le operazioni sono complesse, maggiore è la possibilità che il denaro sporco non sia rintracciato
- Integrazione o integration: integrare i soldi riciclati nell’economia legale. L’ultima fase è quella ormai di immissione nel circuito economico-finanziario legale di proventi di natura illecita.
Vediamole con più attenzione.
Collocazione
Questa prima fase consiste nel collocamento materiale dei proventi di reato presso istituzioni o intermediari bancari e finanziari[3] direttamente nel mercato (interno o esterno). Tipico di quest’inizio di operazioni è il frazionamento delle operazioni effettuate su denaro contante[4] allo scopo di sfuggire agli obblighi di segnalazione. Sotto queste soglie infatti le operazioni sono perfettamente legittime.
Oggigiorno ci sono anche altre attività non strettamente finanziarie sulle quali ha esercitato un forte influsso l’avvento delle modalità tipiche della net economy[5]. Basti pensare al banking on line, al trading on line, alla moneta elettronica[6] e alle carte prepagate.
Dissimulazione o stratificazione
La seconda fase, nota anche come dissimulazione o stratificazione, consiste nel compimento di una serie di operazioni finanziarie dirette a separare il capitale dalla sua origine illecita. È qui che generalmente si fa riferimento ai grandi circuiti internazionali del riciclaggio di denaro in cui sono presenti professionisti compiacenti capaci di dirottare i soldi sporchi. Il denaro infatti è indirizzato verso le istituzioni finanziarie di molti Stati e tra questi si tende a preferire i paradisi off shore[7].
I trasferimenti elettronici di fondi costituiscono il metodo più moderno e insidioso per i vantaggi connessi alla velocità delle transazioni, alla distanza delle successive allocazioni, alle minime tracce nei passaggi. Rispetto alle classiche operazioni bancarie, i trasferimenti elettronici sono le nuove frontiere del riciclaggio (anche se c’è da citare anche il cyberlaundering).
Integrazione
Terza fase, infine, che è costituita dallo sforzo di integrare (da qui il nome) nei circuiti dell’economia lecita i capitali di origine delittuosa. È qui che si conclude il percorso in fasi del riciclaggio.
Tuttavia, accanto a percorsi decisamente più facili, come il cash smuggling[8], ci sono percorsi più contorti e che richiedono il concorso di altre persone, come il ricorso al metodo della shell company[9], specie professionisti ed esperti delle legislazioni antiriciclaggio.
Giungere a questa fase non è sempre facile, fortunatamente aggiungo. Durante queste fasi infatti esistono numerosissimi controlli sia a livello locale che internazionale[10] (specie se il riciclaggio viene operato con un modello su larga scala magari di natura transfrontaliera).
Un esempio recente di riciclaggio di denaro con individuazione delle fasi
Partiamo da un recente caso di riciclaggio[11] che ha coinvolto un imprenditore, un quarantacinquenne milanese per aver riciclato e reinvestito denaro proveniente da una truffa che aveva colpito migliaia di risparmiatori. La truffa era stata compiuta da alcune società che, attraverso il sistema bancario, promuovevano e vendevano diamanti a prezzi notevolmente superiori rispetto all’effettivo valore, paventando agli investitori rendimenti irrealistici ed applicando loro esorbitanti provvigioni.
L’imprenditore di cui prima aveva riciclato e reinvestito le somme distratte, in fondi gestiti da una società d’investimento lussemburghese, nonché finanziando numerose imprese riconducibili a lui. Queste imprese erano tutte attive nel Centro-Nord Italia nei più diversificati settori economici: un ristorante a Forte dei Marmi, una cava di marmo, una sartoria e un concessionario di autovetture, tutti ubicati a Carrara, e due società operanti nel recupero crediti e nell’intermediazione immobiliare, con sede in Milano.
Da questo semplice episodio si possono inquadrare le fasi del riciclaggio:
- Collocazione: le somme di origine illecita (cioè quelle della società che aveva truffato i risparmiatori) vengono incanalate nella società d’investimento lussemburghese
- Dissimulazione/stratificazione: la separazione del capitale illecito viene appunto smistato in molte attività (il ristorante, la cava di marmo, etc.). Così il riciclatore, con accortezza criminale, non deve fare altro che mantenere le attività non esattamente o non completamente con i guadagni leciti dell’attività stessa ma riutilizzando il denaro sporco
- Integrazione: i proventi illeciti confluiti nelle attività diventano in mancanza di controlli un guadagno lecito.
Per concludere quindi la trattazione delle fasi del riciclaggio, solitamente è proprio nella fase della collocazione che è possibile individuare il denaro sporco: perché per compiere operazioni economico-finanziarie sono richiesti requisiti di rendicontazione e della persona che le compie che bloccano (o meglio, possono bloccare) il riciclaggio dall’origine.
Informazioni
Della Ragione, L. and Maiello, V. (2018) Riciclaggio e reati nella gestione dei flussi di denaro sporco. Giuffrè
Gilmour, N. (2020) ‘Illustrating the incentivised steps criminals take to launder cash while avoiding government anti-laundering measures’, Journal of Money Laundering Control, 23(2), pp. 515–526
[1] Ho parlato per esempio del riciclaggio di denaro in Brasile qui: http://www.dirittoconsenso.it/2020/11/17/riciclaggio-denaro-in-brasile/
[2] Ho parlato del riciclaggio internazionale di denaro in questo articolo: http://www.dirittoconsenso.it/2019/04/23/il-riciclaggio-internazionale-di-denaro/
[3] La normativa italiana prevede che, all’art. 35 del d. lgs. 21 novembre 2007, n. 231 l’obbligo per un’ampia platea di soggetti, tra cui rientrano gli intermediari bancari e finanziari, i professionisti, i prestatori di servizi di gioco, le società di gestione accentrata di strumenti finanziari e di gestione dei mercati regolamentati di strumenti finanziari, di segnalare all’UIF, ossia l’unità di intelligence finanziaria italiana, le operazioni sospette
[4] La tecnica dello smurfing riguarda il deposito di soldi. Per il gran numero di legislazioni antiriciclaggio, spesso si ricorre a piccoli depositi e non al deposito in unica quantità, magari differenziando i versamenti tra privati, persone fisiche e imprenditori o professionisti.
[5] Cioè quella parte dell’economia legata alle tecnologie informatiche.
[6] Anche le cripto-valute rappresentano un’innovazione operativa per i criminali. L’Europol ad esempio in un comunicato stampa ha reso noto un’operazione della polizia spagnola contro un’associazione criminale che operava con monete virtuali. Link: https://www.europol.europa.eu/newsroom/news/international-fraud-in-forex-trade-and-binary-options-busted-in-andorra
[7] Per Stati off-shore si intendono quelle giurisdizioni che consentono la creazione di società offshore. Per una visione generale del tema rimando a: https://www.investopedia.com/terms/o/offshore.asp
[8] Si tratta di inviare contante via posta o di portare fisicamente il denaro contante da un luogo ad un altro. Da un punto di vista pratico, lo smuggler preferisce usare banconote di grosso valore per lo spostamento di denaro: 100.000 euro in una valigetta sono facilmente trasportabili con banconote da 500 euro anziché con centinaia di banconote da 10 e da 20 euro. Per il traffico di denaro ci sono molti fattori da tenere in considerazione: spostamenti aerei, valute diverse da uno Stato ad un altro, libera circolazione delle persone etc.
[9] I riciclatori di denaro creano società esclusivamente per fornire copertura per movimenti di fondi senza attività commerciali legittime. Un buon numero di società di comodo/società fittizie sono insediate in paesi noti per le leggi sul segreto bancario o per la debole applicazione delle leggi sul riciclaggio di denaro. Possono anche essere sotto forma di Special Purpose Entities (SPEs) o International Business Companies (IBC). I soldi sporchi vengono quindi distribuiti all’interno di queste società di comodo tramite due metodi. Il primo è il sistema di prestito e l’altro è il doppio sistema di fatturazione. Nel caso del metodo del prestito, il criminale costituisce una società offshore e deposita i guadagni illeciti con la rispettiva compagnia, che successivamente restituisce i fondi al trasgressore. Dato che la proprietà delle società offshore è molto difficile da stabilire, sembrerà che una società presti denaro al criminale, mentre in realtà lo sta prestando a sé stesso. Il doppio sistema di fatturazione equivale a mantenere due serie di libri o false fatture. I fondi possono essere trasferiti attraverso le frontiere attraverso il sovraccarico o la vendita di importazioni ed esportazioni sottocosto.
[10] Per cercare di rendere completa la trattazione, bisogna ricordare che molte organizzazioni internazionali si trovano al fianco degli Stati, nel limite del possibile, a cooperare. Pensiamo all’Europol, all’INTERPOL e al GAFI (o FATF). Inoltre gli Stati si servono di banche dati che aiutano a contrastare il fenomeno del riciclaggio.
[11] Fonte: https://www.gdf.gov.it/stampa/ultime-notizie/anno-2021/febbraio/confiscato-ingente-patrimonio-a-imprenditore-condannato-per-riciclaggio

Lorenzo Venezia
Ciao, sono Lorenzo. Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca con una tesi sul recupero dei beni culturali nel diritto internazionale e sul ruolo dell'INTERPOL e con il master "Cultural property protection in crisis response" all'Università degli Studi di Torino, sono interessato ai temi della tutela dei beni culturali nel diritto internazionale, del traffico illecito di beni culturali e dei fenomeni di criminalità organizzata e transnazionale.