Cosa ci dobbiamo aspettare dal nuovo Piano d’Azione per la democrazia europea, iniziativa per la difesa della democrazia nell’Unione Europea, presentata nel dicembre del 2020
L’Unione Europea e la difesa della democrazia: l’importanza del Piano d’Azione per la democrazia europea
La difesa dei valori democratici è da sempre uno dei pilastri sui quali si fonda l’intera esistenza dell’Unione Europea come evidente già dall’Art.2 del Trattato sull’Unione Europea (TUE):
“L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.“.
Seguendo tali valori, l’Unione ha dunque messo in atto politiche per la protezione ed il rafforzamento della democrazia, sia all’interno dei propri confini che nei paesi partner. È però verso questo secondo gruppo che negli ultimi anni sono stati rivolti gli sforzi maggiori. La politica di vicinato è solo uno dei tanti esempi[1] di azioni per il rafforzamento delle democrazie nei paesi partner che hanno consentito anche di creare condizioni di sicurezza ai confini dell’Unione[2].
Al contrario, l’azione all’interno dei paesi membri è apparsa più labile. Negli ultimi anni si sono riscontati infatti in tutti i paesi membri – anche se in diversa misura – fenomeni di indebolimento delle democrazie, che variano dall’aumento del consenso verso movimenti politici estremisti alle limitazioni alla libertà di espressione.
A fronte di questo fenomeno, le istituzioni europee non sono state in grado di mettere in atto una risposta incisiva, nemmeno nelle situazioni più gravi. Emblematico in tal senso è il caso dell’Ungheria, paese nel quale le forze al potere hanno deciso di adottare misure che sono state giudicate da più fronti – compreso il Parlamento Europeo – antidemocratiche[3].
Negli ultimi mesi, tuttavia, qualcosa sembra in via di cambiamento. Sicuramente l’annuncio della Vicepresidente della Commissione Europea[4], Věra Jourová, dell’adozione di un nuovo Piano d’Azione per la democrazia europea[5]è un segnale forte in questa direzione[6]. Si tratta di un vasto progetto volto al rafforzamento delle democrazie negli Stati membri attraverso azioni su tre aree specifiche: la promozione di elezioni libere e regolari, il rafforzamento della libertà dei media e la lotta alla disinformazione. Nei prossimi paragrafi entreremo nel dettaglio di queste tre aree d’azione per capire qual è il disegno della Commissione.
Elezioni libere e giuste
Lo svolgimento regolare dei processi elettorali è senza dubbio uno dei principali elementi che denota
il buon funzionamento di una democrazia. Solo un sistema democratico sano consente ai cittadini di scegliere in piena libertà i propri rappresentanti. Devono dunque essere garantite le condizioni per il libero accesso di tutti all’elettorato attivo e passivo, senza distinzioni di alcuna natura. Inoltre, è importante creare le garanzie per una libera azione dei partiti politici, eliminando qualsiasi tipo di minaccia e limitazione alla libertà di espressione e di propaganda.
È su questi punti che il Piano d’azione per la democrazia europea si propone di agire. La Commissione ha deciso di proporre una serie di misure e forme di sostegno che consentano elezioni libere e giuste in tutti i paesi membri dell’Unione.
Ecco nello specifico i punti identificati nel Piano:
- L’elaborazione di proposte per l’adozione di una nuova legislazione in materia. Nello specifico, la Commissione vuole garantire una maggiore trasparenza della propaganda politica[7] e l’adozione di misure di sostegno e orientamento rivolte sia ai partiti politici che agli Stati membri.
- Proporre una revisione del Regolamento N. 1141/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio relativo allo statuto e al finanziamento dei partiti politici e delle fondazioni politiche europee[8]. Il testo è stato già modificato dal Regolamento 2018/673 del Parlamento europeo e del Consiglio[9] ma emerge ad oggi la necessità di ulteriori cambiamenti che si adattino alle attuali condizioni.
- L’istituzione di un meccanismo comune di azione che contrasti le minacce ai processi elettorali. L’obiettivo è la creazione di una rete europea di cooperazione in ambito elettorale nella quale gruppi di esperti possano collaborare con il NIS[10].
- L’adozione di misure che mirino a preservare le elezioni e le strutture elettorali da possibili minacce alla loro sicurezza, compresi anche possibili attacchi informatici.
Il Piano d’Azione per la democrazia europea specifica anche la necessità di prevedere misure apposite per facilitare l’impegno civico e la partecipazione politica oltre che per aumentare la fiducia dei cittadini nei confronti della democrazia. La Commissione prevede dunque l’uso di fondi strutturali europei per finanziare le iniziative della società civile e sviluppare capacità ed infrastrutture sia istituzionali che amministrative. Nello specifico, tali fondi dovranno essere usati nell’ambito della Strategia UE per la gioventù, il programma Europa creativa, l’agenda per la parità, l’educazione alla cittadinanza.
La libertà di stampa e il pluralismo
Altro fattore che indica lo stato di salute di una democrazia è la presenza di una pluralità di mezzi di informazione, capaci di diffondere le notizie senza limitazioni. Si tratta di un indicatore della libertà di espressione interna al paese. In una democrazia, i cittadini devono essere in grado di informarsi su qualsiasi argomento per sviluppare una propria opinione e confrontarla con altri individui. È importante, dunque, che esistano le garanzie per l’esistenza di una varietà di fonti di informazione, capaci di operare con la massima libertà senza il pericolo di incorrere in censura, intimidazioni o ripercussioni giudiziarie.
Per perseguire questo obiettivo, la Commissione ha pensato di inserire nel Piano d’azione per la democrazia europea una serie di misure volte proprio alla promozione del pluralismo e della libertà di stampa. Nel dettaglio l’Unione dovrà:
- Proporre delle raccomandazioni agli Stati membri per aumentare la sicurezza dei giornalisti europei e la loro libertà d’azione
- Creare un’iniziativa europea per contrastare il ricorso abusivo ad azioni legali che abbiano l’obiettivo di bloccare la partecipazione pubblica
- Promuovere la collaborazione stretta e il dialogo con gli Stati membri per promuovere e finanziare progetti per l’assistenza sia giuridica che pratica ai giornalisti non solo europei
- Presentare misure a sostegno della pluralità dei media e della trasparenza della loro proprietà. Sarà nello specifico il nuovo Osservatorio sulla proprietà dei mezzi di informazione che agirà in tal senso.
La messa in atto di queste misure andrà di pari passo con la realizzazione del Piano d’azione per i media e l’audiovisivo, anch’esso presentato dalla Commissione il 3 dicembre 2020. Si tratta di strategia che mira ad elaborare una risposta efficiente alla recente crisi del settore, non solo dovuta alla pandemia in corso ma anche alla grossa frammentazione del mercato. Tale azione include anche misure per una trasformazione digitale ed ambientale dei mezzi di informazione per una efficace risposta anche alle sfide dei prossimi anni. L’azione congiunta del Piano d’azione per la democrazia europea e del Piano d’azione per i media e l’audiovisivo permetterà dunque non solo di rafforzare l’attività dei media in tutti i paesi membri dell’Unione, garantendone pluralismo e piena libertà d’azione, ma anche di avere un settore più resiliente e che garantisca maggiori strumenti per cittadini ed imprese.
La lotta contro la disinformazione
La diffusione di informazione false – comunemente identificate con il termine inglese fake news – può fortemente incidere sulla stabilità di una democrazia, minando la fiducia che i cittadini hanno nelle istituzioni e nella loro azione. Si può trattare di notizie diffuse da attori interni allo Stato stesso, come per esempio partiti o forze di opposizione, ma anche da soggetti esterni, statali e non.
L’obiettivo è in generale sempre lo stesso, cioè l’indebolimento della democrazia attraverso la creazione di confusione e sfiducia da parte dei cittadini. Il grande uso della rete e dei social network[11] ha sicuramente facilitato il dilagare di questo fenomeno negli ultimi anni. Infatti, l’accesso al web da parte di ogni individuo senza limiti o censure ha reso più facile la diffusione di qualsiasi tipo di notizia, senza una verifica della sua fondatezza[12].
Per evitare un tale tipo di attacco nelle democrazie europee, il Piano d’azione per la democrazia prevede di mettere in campo una serie di risposte strategiche globali che abbiano come base i valori e i principi occidentali. Come ha specificato la Vicepresidente, la Commissione non intende operare una manipolazione o un controllo sulla diffusione di notizie all’interno dei propri Stati membri. L’obiettivo primario della sua azione è esattamente l’opposto, ossia garantire la piena libertà di espressione e il diritto dei cittadini di accedere a contenuti legali.
Le azioni principali dunque previste in tale senso saranno le seguenti:
- L’aumento della capacità europea di contrasto alle ingerenze straniere relative alla sfera dell’informazione. In tal senso rientra anche la definizione di strumenti che possano imporre costi ai responsabili di ingerenze
- L’incremento degli sforzi verso la realizzazione di un quadro di co-regolamentazione degli obblighi e della responsabilità delle piattaforme online[13]. Esso deve essere in linea con la legge sui servizi digitali proposta dalla Commissione a Dicembre del 2020
- La pubblicazione di orientamenti per il miglioramento del codice di buone pratiche oltre alla creazione di un solido quadro per poterne monitorare l’attuazione.
Fino ad oggi, nessun paese è riuscito a disegnare linee guida efficaci nella lotta alla disinformazione e alle ingerenze esterne. Il tentativo dell’Unione, se dimostrerà di essere efficace, potrebbe dunque segnare una via maestra per il resto delle democrazie in questo ambito.
Conclusioni
Come abbiamo visto, il Piano d’Azione per la democrazia europea prefissa alcuni obiettivi specifici che potremmo definire molto ambiziosi. Non è infatti facile riuscire a garantire in tutti i paesi membri lo stesso grado di democrazia, considerando anche che le situazioni dalle quali gli Stati europei partono sono tra di loro molto diverse. Abbiamo citato all’inizio di questo articolo il caso dell’Ungheria, dove negli ultimi anni sono state molte le limitazioni imposte alla democrazia. Non si tratta però purtroppo di un caso isolato. Soprattutto in Polonia[14] lo stato di diritto subisce continui contraccolpi e limitazioni[15].
A fronte di queste situazioni critiche, all’interno della stessa Unione troviamo anche paesi come la Francia, la Germania e la stessa Italia dove la democrazia non è a rischio ma può essere migliorata, cercando soprattutto di limitare il dilagare degli estremismi e la diffusione delle fake news. La domanda, dunque, che ci poniamo è se il Piano d’Azione per la democrazia europea sia in grado di intervenire in situazioni così radicalmente opposte. Molto probabilmente la risposta è no. Specialmente nelle situazioni difficili, l’Unione dovrà essere in grado di dare risposte molto più nette. È per questo motivo, per esempio, che recentemente il Parlamento Europeo ha chiesto al Consiglio di accelerare la procedura dell’articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea contro l’Ungheria e la Polonia, che consentirebbe di sospendere i loro diritti di adesione all’Unione europea.
Ciò nonostante, il Piano d’azione per la democrazia europea deve comunque essere osservato con molta attenzione ed interesse. Potrebbe infatti segnare una decisiva svolta nell’attenzione europea verso la difesa delle proprie democrazie, rafforzando le condizioni attuali e future di tutti gli Stati. Ci aspettiamo, dunque, che possa essere il preludio di una nuova fase dove l’Unione Europea appare più incisiva nella promozione dei valori democratici al proprio interno.
Quel che è certo è che il piano fissa un termine preciso entro il quale tali progressi dovranno essere fatti, ossia la scadenza del mandato dell’attuale Commissione. Dunque, le prossime elezioni europee del 2023 non saranno solo una nuova occasione di espressione della volontà dei cittadini ma avranno l’importante ruolo di momento di analisi per lo status della democrazia stessa nell’intera Unione Europea. In tale data sarà dunque possibile comprendere se il Piano d’azione per la democrazia europea sarà stato attuato, in che modo e se avrà ottenuto dei risultati positivi o meno.
Informazioni
Laurenz Gehrke, Hungary no longer a democracy: report, 6 Maggio 2020, Politico, https://www.politico.eu/article/hungary-no-longer-a-democracy-report/
Vlagyiszlav Makszimov, No ‘ministry of truth’, EU vows at democracy action plan launch, 3 Dicembre 2020, Euractiv, https://www.euractiv.com/section/digital/news/no-ministry-of-truth-eu-vows-at-democracy-action-plan-launch/
Euronews, Brussels was “naïve in the past” over rule of law breaches, admits EU’s Vera Jourova, 30 Settembre 2020, https://www.euronews.com/2020/09/30/watch-live-eu-releases-rule-of-law-report-on-democratic-backsliding
Piano d’azione per la democrazia europea, Commissione Europea, https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/new-push-european-democracy/european-democracy-action-plan_it#cos-il-piano-dazione-per-la-democrazia-europea
Piano d’azione per i media e l’audiovisivo, Commissione Europea, https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/european-media-and-audiovisual-action-plan
[1] Rientrano in tale ambito politiche apposite e l’inserimento all’interno del budget europeo di strumenti quali lo Strumento europeo per la democrazia e i diritti umani e lo Strumento di vicinato europeo
[2] Per saperne di più sulla politica di vicinato e i suoi obiettivi si consiglia di ascoltare il podcast di AudioConsenso sulla Politica di Vicinato europea: http://www.dirittoconsenso.it/audioconsenso/
[3] In Ungheria, il Primo Ministro Viktor Orbán – supportato dal voto favorevole del Parlamento – è più volte ricorso all’adozione di misure definite contrarie alla democrazia. Un esempio tra i più recenti è l’approvazione nel Marzo 2020 di una legge che affida poteri straordinari al Primo Ministro senza una scadenza prefissata. A fronte di tali scelte, l’Unione è restata pressoché inerme, avendo reazioni solo a parole. È giusto però notare che negli ultimi mesi qualcosa sembra muoversi in tal senso. Un esempio è il ritiro del partito di Orbán, Fidesz, dal Partito Popolare Europeo dopo che quest’ultimo ha approvato il nuovo regolamento che introduce la possibilità di espellere non più solo singoli parlamentari ma intere forze politiche. Per maggiori dettagli sulla situazione ungherese si consiglia di leggere l’articolo di Angela Federico: http://www.dirittoconsenso.it/2020/04/01/costituzione-ungherese-pieni-poteri-emergenza/
[4] Věra Jourová è Vicepresidente della Commissione europea responsabile delle politiche sui valori e la trasparenza.
[5] Il piano è stato presentato il 3 dicembre 2020
[6] In tale ottica rientrano anche gli atti rivolti alla regolamentazione del settore digitale – il Digital Service Act e il Digital Market Act – ma anche il Regolamento generale sulla protezione dei dati per aumentare la protezione della privacy
[7] La Commissione Europea intende con il termine di “propaganda politica” qualsiasi tipo di contenuto politico sponsorizzato.
[8] Il Regolamento è consultabile al seguente link: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX%3A02014R1141-20180504
[9] Il Regolamento di modifica è consultabile al seguente link: https://eur-lex.europa.eu/eli/reg/2018/673/oj/ita
[10] Il NIS è il gruppo di cooperazione per la sicurezza dei sistemi di informazione. È stato creato dalla Direttiva (EU) 2016/1148, anche conosciuta come Direttiva NIS, che prevede misure per l’aumento del generale livello di sicurezza informatica all’interno dei paesi dell’Unione.
[11] Per approfondimenti sulla libertà di espressione su internet, si rimanda all’articolo di Serena Greco sul tema: http://www.dirittoconsenso.it/2020/11/11/liberta-di-espressione-su-internet-fra-anarchia-e-censura/
[12] In generale i giornalisti professionisti prima di diffondere una notizia fanno un’opera di controllo sulla sua veridicità. Tale azione è invece completamente assente per molte delle notizie presenti nei social media e sulla rete. È lasciata all’utente la scelta su quali informazioni ritenere fondate.
[13] La Commissione suggerisce di convogliare gli attuali sforzi per la riforma del codice di buone pratiche sulla disinformazione verso il quadro di co-regolamentazione sopra citato.
[14] L’Unione Europea ha anche richiamato recentemente Bulgaria, Croazia, Slovenia e Spagna per azioni contrarie alla libertà giornalistica.
[15] In relazione alla limitazione della libertà di stampa si è mosso recentemente il Parlamento Europeo, che già aveva discusso in precedenti occasioni dei problemi di questi paesi. Il 10 Marzo 2021, è stato infatti portato avanti un dibattito in aula sui Tentativi governativi di ridurre al silenzio i media liberi in Polonia, Ungheria e Slovenia. Oltre a ribadire l’importanza di media liberi, il Parlamento ha richiesto anche un maggior interventi della Commissione per la protezione dei giornalisti europei oltre a misure più stringenti per condannare i paesi che non rispettano tale principio. Inoltre, ha anche sollecitato il Consiglio a concludere la procedura dell’articolo 7. Per maggiori dettagli: https://www.europarl.europa.eu/pdfs/news/expert/2021/3/press_release/20210304IPR99220/20210304IPR99220_it.pdf

Gaia Morosi
Ciao, sono Gaia. Laureata in Relazioni Internazionali a Firenze, mi sono specializzata a Forlì in Scienze Diplomatiche con una tesi sulla cooperazione tra Unione Europea e NATO. In questi anni, ho sempre cercato di arricchire il mio curriculum con corsi di vario tipo - tra cui una Scholarship OSCE e un corso UNODA – oltre ad esperienze lavorative in diverse organizzazioni tra cui le Nazioni Unite ed il Parlamento Europeo. Oggi lavoro come agente esterno alla Commissione Europea a Bruxelles. Sono da sempre interessata alla politica e alla sicurezza internazionale con una particolare attenzione all’Unione Europea e alla relazione con gli attori esterni, in particolar modo la NATO.