La regolamentazione della prostituzione da parte dei singoli legislatori nazionali può variare molto, specie in riguardo di un ricercato equilibrio tra repressione sociale di tale professione e protezione della dignità della donna che si prostituisce

 

La prostituzione: un panorama frammentato 

La prostituzione, si sa, viene spesso definita il mestiere più antico del mondo. Con questo termine suole intendersi una “attività abituale e professionale di chi offre prestazioni sessuali a scopo di lucro”[1]. La regolamentazione della prostituzione non è affatto omogenea sul piano internazionale. Suole distinguersi, infatti, in tre principali categorie di approccio al tema da parte di vari Paesi:

  • Abolizionismo
  • Protezionismo
  • Regolamentarismo

 

Accanto a questi macro-filoni si accostano altri modelli di regolamentazione della prostituzione, assimilabili a delle sottocategorie, in cui poter collocare altre legislazioni in diverse parti del mondo: nello specifico, il modello neo-abolizionista, il modello neo-proibizionista e il modello neo-regolamentarista[2].

A fronte di questa indiscutibile frammentazione è necessario procedere con ordine per poter analizzare e comprendere i singoli approcci legislativi.

 

Il modello abolizionista: dove si colloca l’Italia?

L’abolizionismo è un particolare modello di regolamentazione della prostituzione che prevede sia una mancata proibizione che una mancata regolamentazione. Nei Paesi dove vige questo modello infatti la prostituzione non è criminalizzata. Il postulato di partenza si fonda sull’assunto per cui tale attività sia sì lesiva della dignità di chi la pone in essere, ma che la soluzione migliore al problema si configuri più che come una repressione legislativa, come un miglioramento progressivo e sostanziale delle condizioni economico-sociali di chi vi si presta, per indurre ad abbandonare tale attività.

Pur ponendosi in un’ottica di disapprovazione rispetto alla prostituzione, si sceglie piuttosto di non intervenire espressamente sul punto, cercando di mutare le cause sociali che la favoriscono. La regolamentazione della prostituzione in senso abolizionista prende però ferma posizione rispetto a tutto ciò che ad essa ruota attorno, in particolare reprimendo duramente tutte quelle circostanze o attività che generalmente sono tese al favoreggiamento della prostituzione, le c.d. “condotte parallele”. Con questa espressione si intendono l’induzione, il lenocinio, lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione[3].

L’abolizionismo si origina in Gran Bretagna, e ad oggi è adottato, tra gli altri, anche da Spagna, Portogallo, Francia, Belgio, Lussemburgo, Finlandia e Italia[4].

In Italia è ad oggi vigente la legge del 20 febbraio 1958 n. 75 (c.d. Legge Merlin), proprio intitolata “Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui.”

L’ art. 1 dispone infatti che “è vietato l’esercizio di case di prostituzione nel territorio dello Stato e nei territori sottoposti all’amministrazione di autorità italiane.”, e subito dopo l’art. 2 che “le case, i quartieri e qualsiasi altro luogo chiuso, dove si esercita la prostituzione, (…) dovranno essere chiusi entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge.”. L’ articolo 7 invece dispone che “le autorità di pubblica sicurezza, le autorità sanitarie e qualsiasi altra autorità amministrativa non possono procedere ad alcuna forma diretta od indiretta di registrazione, neanche mediante rilascio di tessere sanitarie, di donne che esercitano o siano sospettate di esercitare la prostituzione, né obbligarle a presentarsi periodicamente ai loro uffici. È del pari vietato di munire dette donne di documenti speciali.”

Come emerge da queste prime disposizioni, quindi, l’intento della legge non è criminalizzare la prostituzione in sè, ma tutte quelle condotte che le ruotano attorno, vietando sotto minaccia di sanzione penale qualsiasi interazione di terzi con essa, sia sul piano materiale, in termini di promozione, agevolazione o sfruttamento, sia sul piano morale, in termini di induzione[5]. Benché le finalità di tale normativa fossero volte ad una progressiva estirpazione del fenomeno della prostituzione, pur agendo indirettamente e colpendo le c.d. condotte parallele, si può dire che negli anni il risultato prodotto non sia stato significativamente soddisfacente. Anzi, si registra piuttosto un inasprimento delle condizioni delle persone che si prostituiscono, aggravandone la posizione di debolezza sociale[6]. Il fenomeno, pertanto, persiste.

 

Il modello proibizionista: verso l’intransigenza

La regolamentazione della prostituzione di stampo proibizionista, adottata da numerosi Paesi tra i quali Stati Uniti, Russia, Irlanda, Lituania e Malta, punisce entrambe le parti che pongono in essere il fenomeno della prostituzione: sia colui che è dedito a tale attività sia il cliente che ne fruisce. Non mancano a questo proposito alcune variazioni a questo modello, denominate neo-proibizionismi: principale esponente è la Svezia, che è tesa a punire unicamente la condotta del cliente. Entrambi questi modelli di regolamentazione della prostituzione, comunque, vietano l’esercizio di detta attività indipendentemente dal luogo ove questa si svolge, sia per strada che al chiuso[7].

L’idea che sorregge il proibizionismo è di far corrispondere alla condanna morale della prostituzione anche una repressione legale della stessa: le prostitute vengono infatti punite per il fatto stesso di prostituirsi. In Russia, in modo particolare, una delle cause che ha indotto ad adottare il proibizionismo è da ricercarsi in una visione tradizionale cristiana a cui questo si ispira, volto cioè a proteggere la solidità della famiglia da tentazioni sessuali extraconiugali. Non solo, in quanto anche il diritto alla salute gioca un ruolo fondamentale, in un’ottica di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Pur essendo questo modello particolarmente restrittivo, non può parlarsi di totale sradicamento della prostituzione da questi Paesi, anzi mostrandosi tale politica inidonea proprio a proteggere i diritti fondamentali di chi si prostituisce[8].

Parzialmente differente, come detto sopra, è invece il modello svedese, assimilabile ad un neo-protezionismo. L’dea di fondo che guida il legislatore in quest’area geografica è quella di tutelare la donna dalla disparità di genere. La prostituzione, infatti, si configurerebbe come uno dei modi attraverso cui questa si estrinseca, rappresentando una forma di violenza dell’uomo verso la donna[9]. In questo modo l’attenzione si sposta tutta sul cliente, l’unico di fatto per cui è prevista una sanzione. Non passa inosservato come anche questo Paese non sia stato risparmiato da critiche che ne hanno evidenziato le numerose debolezze: la mancata criminalizzazione della professione non protegge adeguatamente la prostituta da discriminazioni. Infatti, ad esempio, le autorità giudiziarie e gli assistenti sociali tendenzialmente negano l’affidamento dei figli ad una donna coinvolta nella prostituzione, indipendentemente da una valutazione complessiva dell’interesse del minore[10].

 

Il modello regolamentarista: una maggiore tutela?

I Paesi che aderiscono ad una regolamentazione della prostituzione di carattere regolamentarista sono la Germania, l’Austria, l’Olanda, la Svizzera e alcuni Paesi dell’Est Europa.  In realtà, anche l’Italia rientrava tra coloro che hanno scelto di regolamentare attraverso la legge l’attività di prostituzione, fino all’adozione della Legge Merlin.

Il modello regolamentarista tratta la prostituzione come una qualsiasi attività lavorativa, registrando le prostitute e sottoponendo anch’esse all’obbligo di pagare le tasse. Tra le condizioni necessarie per potersi approcciare a tale professione è espressamente richiesto di sottoporsi ad esami sanitari, così mantenendo l’ordine e tutelando la sanità pubblica.[11] In questi Paesi la prostituzione risulta per lo più vietata all’aperto, se non in zone deputate, mentre è specificamente regolata per quanto riguarda il suo svolgimento al chiuso.

Diversamente dall’Italia, quindi, si potrebbe dire che in questi Paesi la prostituzione è legale e regolata. L’idea alla base del regolamentarismo è però quella per cui la prostituzione resti comunque una “piaga sociale”, ma che questa debba essere sottratta alla criminalità e alla violenza. Purtroppo non si può dire sia un obiettivo raggiunto, quest’ultimo. Spesso accade proprio che le donne vengano altamente sfruttate, adeguandosi a tariffe molto basse e di fatto vedendo lesi i propri diritti fondamentali. La domanda è negli anni molto cresciuta dando avvio ad una vera e propria “industria del sesso”, nella quale clienti e sfruttatori si fanno forza di una pressochè totale impunità[12]. Potremmo affermare perciò che anche la regolamentazione della prostituzione secondo questo modello si dimostri fallace sotto numerosi punti di vista.

La Germania, ad esempio, rappresenta senza dubbio uno dei Paesi che registra un numero importante di prostitute sul proprio territorio[13]. Nonostante ciò, il legislatore tedesco si è concentrato maggiormente sulla tutela del mercato piuttosto che su quella dell’individuo, rivelandosi così la disciplina sostanzialmente inidonea a proteggere i diritti delle prostitute[14].

Un ultimo cenno anche al modello neo-regolamentarista. Con tale espressione si fa riferimento ad una variante del regolamentarismo che non vede la prostituzione come una piaga sociale, ma come una attività che deve essere disciplinata dalla legge in modo non discriminatorio.

Informazioni

DIGNITÀ E PROSTITUZIONE IN EUROPA E NEL MONDO”, Dott.ssa Luana Leo, 22 settembre 2020

“IL FENOMENO DELLA PROSTITUZIONE: ‘MODELLI’ DI DISCIPLINA NORMATIVA”, Servizio studi del Senato, n. 103- giugno 2019

[1] Definizione tratta da Enciclopedia Treccani.

[2] Per maggiori approfondimenti sul punto, si veda “DIGNITÀ E PROSTITUZIONE IN EUROPA E NEL MONDO”, Dott.ssa Luana Leo, 22 settembre 2020, Dignità e prostituzione in Europa e nel mondo | Salvis Juribus

[3]IL FENOMENO DELLA PROSTITUZIONE: ‘MODELLI’ DI DISCIPLINA NORMATIVA”, Servizio studi del Senato, n. 103- giugno 2019, Nota breve n (senato.it)

[4]DIGNITÀ E PROSTITUZIONE IN EUROPA E NEL MONDO”, Dott.ssa Luana Leo, 22 settembre 2020, Dignità e prostituzione in Europa e nel mondo | Salvis Juribus

[5]IL FENOMENO DELLA PROSTITUZIONE: ‘MODELLI’ DI DISCIPLINA NORMATIVA”, Servizio studi del Senato, n. 103- giugno 2019, Nota breve n (senato.it)

[6]IL FENOMENO DELLA PROSTITUZIONE: ‘MODELLI’ DI DISCIPLINA NORMATIVA”, Servizio studi del Senato, n. 103- giugno 2019, Nota breve n (senato.it)

[7] In questo divergendo così dal modello italiano che criminalizza lo svolgimento della prostituzione unicamente nelle c.d. case di tolleranza.

[8]DIGNITÀ E PROSTITUZIONE IN EUROPA E NEL MONDO”, Dott.ssa Luana Leo, 22 settembre 2020, Dignità e prostituzione in Europa e nel mondo | Salvis Juribus

[9] Per approfondimenti sul tema dei reati sessuali si rimanda all’articolo di Fiorella Galletta su DirittoConsenso,“Processi mediatici e reati sessuali: la comunicazione come mezzo di riscatto, 20 novembre 2020 Processi mediatici e reati sessuali: la comunicazione come mezzo di riscatto – DirittoConsenso

[10]DIGNITÀ E PROSTITUZIONE IN EUROPA E NEL MONDO”, Dott.ssa Luana Leo, 22 settembre 2020, Dignità e prostituzione in Europa e nel mondo | Salvis Juribus

[11]DIGNITÀ E PROSTITUZIONE IN EUROPA E NEL MONDO”, Dott.ssa Luana Leo, 22 settembre 2020, Dignità e prostituzione in Europa e nel mondo | Salvis Juribus

[12] Per approfondimenti si veda “Ingeborg Kraus: Il “modello tedesco”, 17 anni dopo la liberalizzazione della prostituzione”, Ingeborg Kraus: Il “modello tedesco”, 17 anni dopo la liberalizzazione della prostituzione – Resistenza Femminista

[13]“Il “più grande bordello” d’Europa è la Germania. Il commercio sessuale è tollerato fin dall’Ottocento, ma il governo l’ha formalmente legalizzato solo nel 2002. Da allora è arrivato a essere un business da 16,3 milioni di dollari l’anno, con ben oltre un milione di occupate nel campo del sesso.” “La prostituzione è legale in molti Paesi UE, ma questo non l’ha resa più sicura.” –  Business Insider, [ online ], 28/03/2019, La prostituzione è legale in molti Paesi Ue, ma questo non l’ha resa più sicura | Business Insider Italia

[14]DIGNITÀ E PROSTITUZIONE IN EUROPA E NEL MONDO”, Dott.ssa Luana Leo, 22 settembre 2020, Dignità e prostituzione in Europa e nel mondo | Salvis Juribus