Ad ottobre 2020 si è tenuto un referendum sulla proposta di redigere una nuova costituzione cilena che ha ottenuto un largo consenso popolare

 

La situazione precedente la nuova costituzione cilena

La Repubblica del Cile è una repubblica presidenziale in cui vige, al momento, la Costituzione promulgata il 21 ottobre 1980 ed entrata in vigore l’11 marzo 1981.  La costituzione cilena del 1980, che sostituiva quella del 1925, ha subito diverse modifiche nel corso degli anni. Nonostante ciò, la costituzione cilena del 1980 resta quella che fu decisa e applicata durante la dittatura militare di Augusto Pinochet (instaurata con un colpo di stato di diversi generali).

È da notare comunque che il suo contenuto iniziale, che includeva diverse misure che davano un potere significativo alla leadership militare e ostacolavano i tentativi di riforma, è stato ampiamente modificato dopo il ritorno al governo democratico, in particolare nella riforma del 2005.

Tuttavia, la struttura principale del testo è ancora in vigore, e la critica maggiore che viene mossa riguarda la mancanza di diritti concessi ai cittadini.

In particolare, questa impostazione è stata contestata nelle proteste del 2019 che hanno portato al referendum del 2020, in cui i cileni hanno votato in modo schiacciante per un cambiamento della costituzione. Si è dunque stabilito che entro il 2022 essa dovrà essere sostituita.

 

Il Referendum dell’ottobre 2020

L’evento assurto a simbolo delle proteste e rivendicazioni che hanno interessato il Paese nei mesi precedenti al referendum è stato il rincaro dei prezzi di biglietti annunciato il 6 ottobre da Metro de Santiago (l’azienda che si occupa della gestione dei mezzi pubblici nella capitale). Dietro a ciò si celava un malcontento profondo, e in effetti le proteste sono state tutt’altro che pacifiche, sfociando spesso in scontri tra manifestanti e forze dell’ordine con morti e feriti.

Il presidente Piñera ha allora concesso il referendum costituzionale, come richiesto a gran voce dai movimenti popolari, nella speranza di rinnovare la fiducia che stava progressivamente perdendo.

Il Referendum Cileno 2020 o Plebiscito Nazionale 2020 (in spagnolo: Plebiscito Nacional 2020) ha avuto luogo domenica 25 ottobre 2020, dopo un rinvio di sei mesi a causa della pandemia di Covid-19. La proposta di redigere una nuova costituzione è stata approvata da una larga maggioranza di quasi il 79% dei voti.

Come risultato di un movimento sociale su larga scala che ha portato i principali partiti del paese a concordare sulla necessità di convocare questo referendum, gli elettori sono stati chiamati a votare su un cambiamento di costituzione, in sostituzione di quella adottata nel 1980 sotto il regime di Pinochet, così come sulla natura dell’organo a cui vogliono affidare il potere costituente incaricato di redigerla: un’assemblea costituente interamente eletta o una composta per metà da eletti e per l’altra metà da parlamentari.

In seguito, una maggioranza altrettanto netta ha optato per la creazione di un’assemblea costituente interamente eletta, che è stata istituita con le elezioni costituenti del 15 e 16 maggio 2021, la c.d. Convenzione costituzionale.

 

I lavori della Convenzione costituzionale

L’assemblea costituente si è riunita in prima battuta per dare inizio alle consuete procedure istituzionali, prima di iniziare effettivamente a lavorare sulla nuova costituzione cilena. Le prime sessioni, infatti, prevedevano:

  • il varo di un regolamento interno,
  • l’istituzione di una segreteria tecnica e
  • l’elezione di un presidente e di un vicepresidente.

 

Una volta conclusa questa fase preliminare, l’Assemblea così formata redige e presenta al presidente della Repubblica il nuovo testo costituzionale entro 9 mesi (prorogabili per una sola volta per altri 3 mesi).

 

La proposta della nuova costituzione cilena

I punti fermi sono che la nuova costituzione cilena non potrà sovvertire l’assetto repubblicano e l’ordine democratico del Paese e non potrà sottrarre il Cile dagli impegni internazionali assunti con i trattati in vigore. Il testo della Nuova Costituzione da sottoporre a referendum, dunque, deve rispettare il carattere della Repubblica dello Stato del Cile, il suo regime democratico, le sentenze giudiziarie definitive ed esecutive e i trattati internazionali ratificati dal Cile e che sono in vigore[1].

Si apre poi un’ulteriore fase: dopo l’approvazione della carta da parte dell’assemblea, il presidente della Repubblica ha il compito di indire un nuovo referendum a partecipazione obbligatoria, con cui i cittadini saranno chiamati ad esprimersi sull’approvazione della Carta.

Bisogna notare come il processo costituente della nuova carta cilena sia di straordinario interesse per una molteplicità di ragioni. Innanzitutto, nel XXI secolo è uno dei rari processi di questo tipo, cioè che si svolgono in uno Stato, come il Cile, che ha raggiunto un livello soddisfacente di stabilizzazione democratica, e dunque non si trova in un contesto di transizione democratica o di regressione.

Inoltre, la vicenda del Cile, come si evince, è veramente singolare: vi è stata la fine di un regime autoritario e la transizione alla democrazia in assenza di una nuova carta costituzionale, modificando quella del 1980 che si lega al regime di Pinochet.

A livello di diritto comparato globale, secondo alcuni studiosi, si può parlare di un prodotto tardivo dell’onda lunga del 1989 (fu in quegli anni che si ebbe la vittoria del no al plebiscito del 1988 sulla continuazione del governo di Pinochet per altri 8 anni).

Non resta dunque che seguire gli sviluppi di questo processo – indubbiamente pieno di ostacoli – ma che sfocerà in un’esperienza costituzionale degna di nota.