Nel marzo 2021 l’Unione Europea è stata dichiarata una zona di libertà per le persone LGBTI. Quale è la situazione dei diritti LGBT nell’Unione Europea?

 

Interventi per tutelare i diritti delle persone LGBTI nell’Unione Europea

La parità di trattamento e la non discriminazione sono diritti fondamentali dell’Unione Europea. L’uguaglianza è, infatti, un valore fondante dell’Unione e comune a tutti i suoi Stati membri.

L’art. 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea vieta “qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.”.

Da anni le istituzioni europee si adoperano per combattere le discriminazioni delle persone LGBTI nell’Unione Europa attraverso interventi legislativi, programmi di sensibilizzazione, finanziamenti e ricerche.

Il Parlamento europeo, in diverse occasioni, ha invitato gli Stati membri ad intraprendere qualunque azione essi ritengano opportuna per lottare contro l’omofobia e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale.

L’11 marzo 2021, con una risoluzione, l’Unione europea è stata dichiarata una zona di libertà per le persone LGBTI.

Uno degli interventi più significativi ha riguardato la parità di trattamento in materia di occupazione: è stata vietata la discriminazione, in materia di occupazione e formazione, fondata sulla religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale (direttiva 2000/78/CE)[1].

Inoltre, nel 2015 la Commissione europea ha presentato un programma politico per combattere la discriminazione nei confronti delle persone LGBT nell’Unione Europa, la “List of Actions to Advance LGBTI Equality[2].

La Commissione europea ha poi, nel maggio del 2016, concordato con Facebook, Microsoft, Twitter e YouTube un “Codice di condotta per contrastare l’incitamento all’odio illegale online”, a cui hanno poi aderito anche Instagram, Snapchat, Dailymotion, Jeuxvideo.com, TikTok e LinkedIn.

 

LGBTIQ Equality Strategy 2020 – 2025

L’11 novembre 2020 la Commissione Europea ha adottato, per la prima volta, una “LGBTIQ Equality Strategy” per il periodo relativo al 2020 – 2025[3].

La strategia si basa su quanto contenuto nella “List of Actions to Advance LGBTI Equality”.

Sono state previste una serie di misure atte ad intensificare l’azione di integrazione delle persone LGBT nell’Unione Europea.

L’obiettivo è quindi quello di affrontare la discriminazione LGBTI in modo più efficace entro il 2025 e sono quattro i punti sui quali si basa questa strategia:

  1. combattere la discriminazione nei confronti delle persone LGBTI;
  2. garantire la sicurezza delle persone LGBTI;
  3. costruire società inclusive per le persone LGBTI;
  4. guidare l’appello per l’uguaglianza LGBTI nel mondo.

 

La preoccupante situazione in Polonia

Nonostante l’impegno per eliminare qualsiasi tipo di discriminazione anti-LGBT nell’Unione Europea, negli ultimi anni, la situazione polacca non fa che peggiorare.

Dal 2019, sono state istituite delle aree “libere dall’ideologia LGBTI” da parte di decine di comuni, contee e regioni del sud-est della Polonia.

Le amministrazioni locali sono state invitate ad astenersi dall’intraprendere campagne anti-discriminazione dall’erogare i fondi a sostegno delle organizzazioni che si battono per l’uguaglianza.

Le istituzioni europee hanno preso sin dal primo momento una posizione di netta opposizione a queste dichiarazioni.

Tuttavia, è stata di recente approvata la cosiddetta legge Czarnek, che ha l’obiettivo di eliminare i contenuti non conformi alle ideologie sostenute dal governo (ultraconservatore) nelle scuole.

Lo Stato è quindi in grado di bloccare tutto ciò che, a parere dell’autore della legge, il ministro Czarnek, può costituire “una minaccia per la moralità dei bambini”; si tratta di una legge a contenuto manifestatamente anti-LGBTI.

Sarà, inoltre, consentito ai presidi degli istituti scolastici di ritirare qualsiasi materiale didattico fornito alle scuole da gruppi esterni considerato non adatto e potranno licenziare gli insegnanti che proporranno temi di insegnamento LGBTI.

 

L’Annual Review dell’ILGA

Nel mese di febbraio di quest’anno, è stato pubblicato dall’ILGA l’Annual Review of the Human Rights Situation of Lesbian, Gay, Bisexual, Trans, and Intersex People 2022.

Il Rapporto documenta quanto accaduto nell’arco del 2021 a livello mondiale, europeo e nazionale, in merito alla tutela dei diritti delle persone LGBTI, in diversi ambiti e secondo diversi criteri, ossia l’uguaglianza e non discriminazione, il riconoscimento della famiglia (matrimonio, adozione, previsioni costituzionali), l’incitamento all’odio, il riconoscimento giuridico del genere, l’integrità corporea, lo spazio della società civile e il diritto di asilo.

Oltre all’Annual Review è stata stilata da Rainbow Europe, come ogni anno, una classifica che si basa unicamente sull’impatto delle leggi e delle politiche di ciascun paese europeo sulla vita delle persone LGBTI.

Ciò che emerge è sicuramente, un’anomalia.

Nonostante, ad esempio, la situazione per i richiedenti asilo LGBTI in alcuni Paesi è segnata da ingiustizie e difficoltà, questi si collocano ai primi posti nella classifica dei cambiamenti legislativi positivi.

Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito sono infatti tra i Paesi in cui i richiedenti asilo LGBTI subiscono una doppia discriminazione[4].

Ciò accade in quanto, il grafico – che si riporta di seguito – prende in considerazione unicamente alcuni aspetti ed offre, per tale ragione, una panoramica solo parziale della situazione, ciò, a differenza dell’Annual Review, che descrive più dettagliatamente ciò che è accaduto all’interno di ciascun Paese.

 

 

Come emerge chiaramente da questo grafico, il riconoscimento e la tutela dei diritti LGBT nell’Unione Europea non è uniforme.

I Paesi della parte orientale dell’Unione Europea sono certamente quelli che presentano le percentuali più basse di tutela dei diritti LGBTI, secondo gli studi dell’ILGA.

Si pensi, tra l’altro che, ad oggi, sono ancora 6 gli Stati membri a non avere alcuna legge sulle unioni civili o sulle coppie di fatto: Polonia, Romania, Bulgaria, Lettonia, Lituania e Slovacchia.