Cosa sono le operazioni straordinarie di M&A? M&A è l’abbreviazione di mergers and acquisitions, ovvero quelle operazioni straordinarie di acquisizioni e/o fusioni, che hanno lo scopo di modificare l’assetto di due o più aziende

 

Introduzione: il significato di “Mergers and Acquisitions”

Per la ripresa economica delle imprese, soprattutto piccole e medie, è importante riuscire a raggiungere una dimensione sufficiente per resistere ed essere competitive sul mercato nel medio-lungo termine, a tal fine si ricorre sempre più spesso ad operazioni di M&A. Ma cosa significa questa espressione?

Con l’espressione “Mergers and Acquisitions” (M&A) si intendono tutte quelle operazioni societarie e di finanza straordinaria che portano alla fusione di due o più società o all’acquisizione di una società target da parte di un’altra società.

 

La differenza tra fusione e acquisizione

Sebbene i termini ‘fusione’ e ‘acquisizione’ siano spesso usati in modo intercambiabile, queste operazioni presentano alcune differenze.

Una fusionemerger in inglese, è l’operazione con la quale due o più società si concentrano in una sola. Si realizza tramite un accordo che serve ad unire le società, precedentemente separate, in una nuova entità, con l’obiettivo di creare una sola azienda più forte e solida. Questa può avvenire con due modalità:

  1. fusione per unione – con tale operazione le società partecipanti alla fusione cessano la loro esistenza giuridica per far confluire i loro patrimoni in una nuova società (newco).
  2. fusione per incorporazione – cioè assorbimento in una società di una o più altre. In questo caso, quindi, non nasce una nuova società, ma si realizza una forma di fusione in cui una società (l’incorporante) mantiene la propria identità giuridica annettendo altre società che cessano di esistere.

 

Le fusioni inoltre vengono classificate in orizzontali, verticali o conglomerali.

Si parla di:

  • fusioni orizzontali quando l’operazione avviene tra società concorrenti, potendo sorgere in questo caso situazioni di sovrapposizione di competenze e uffici, con conseguente ridimensionamento della forza lavoro per un’ottimizzazione dei costi.
  • fusioni verticali, quando comprendono imprese che operano a diversi livelli della stessa filiera produttiva, come ad esempio tra società clienti e fornitrici. Generalmente queste operazioni sono volte ad economizzare una serie di costi.
  • conglomerali quando interessano imprese che operano in settori complementari o connessi.

 

Un’acquisizioneacquisition in inglese, è il passaggio di proprietà di un’azienda, o parti di essa, che vengono incorporate sotto il controllo di un’altra, tramite l’acquisto di azioni (share deal) o beni (asset deal). L’acquisition, dunque, riflette semplicisticamente l’acquisto, dietro corrispettivo, di beni, quote o azioni del capitale sociale di un’impresa da parte di un’altra società.

In base alle percentuali acquisite vengono delineate partecipazioni totalitarie o di maggioranza o, specialmente in caso di acquisizioni in grandi realtà con azionariato diffuso, non di maggioranza, ma sufficienti ad esercitare un controllo significativo sulla società partecipata.

Il concetto di Mergers and Acquisitions sta lentamente sostituendo i termini individuali “fusione” e “acquisizione” diventando un termine generale di uso comune che si riferisce a qualsiasi tipo di attività in cui le imprese si uniscono. Questo principalmente per due ragioni:

  • Una vera fusione alla pari è estremamente rara dato che una parte è quasi sempre più grande o potente dell’altra
  • È un termine più neutro che generalmente è ben accolto da azionisti, dipendenti o amministratori.

 

Le motivazioni poste alla base di tali operazioni

Le ragioni e gli obiettivi che il management persegue quando decide di procedere all’acquisizione di un’azienda sono estremamente vari.

Una delle ragioni principali è la mancanza di risorse interne (tecnologiche, economiche, umane, di competenza), necessarie a colmare un disallineamento tra la domanda esterna e la capacità aziendale. Per colmare questa discrepanza l’azienda può cercare di reperire le risorse che le mancano nel mercato, tramite la fusione o l’acquisizione.

Inoltre, l’obiettivo può coincidere con la condivisione di know–how e buone pratiche manageriali, con la necessità di un riposizionamento strategico in seguito a cambiamenti radicali nella regolamentazione di settore oppure nelle tecnologie emergenti, ovvero con una razionalizzazione infra-gruppo.

Altre possibili motivazioni possono riguardare strategie di crescita per linee esterne, volontà di dismettere aree di business non più strategiche, esigenze di razionalizzare l’assetto azionario anche al fine di gestire passaggi generazionali; volontà di coinvolgere nuovi investitori, finanziari o industriali, migliorare lo standing creditizio della società attraverso la modifica della composizione, anche qualitativa, dei soci.

Con l’acquisizione in particolare, il fine può essere quello di realizzare una veloce crescita dimensionale, è possibile raggiungere un fatturato più elevato o una quota di mercato più consistente, eliminare un concorrente, elevare la barriera d’ingresso di nuovi operatori, acquisire marchi, brevetti o talenti (in particolari settori) o integrare il proprio processo produttivo.

 

Caratteristiche generali del procedimento

Gli approcci ad un meccanismo di Merger and acquisition cambiano a seconda del contesto operativo e della tipologia di società-target.

Il lungo procedimento di fusione, che consiste in una serie consequenziale di atti concatenati nel rispetto di intervalli temporali obbligatori, è un processo di entità tale da stravolgere totalmente gli originari equilibri, diritti, procedure e interessi.

Per tale motivo il legislatore ha giustamente ritenuto legittimo concedere ai soci delle società coinvolte la possibilità di recedere dalla stessa qualora non si trovino più a condividere obiettivi e interessi con il nuovo assetto in divenire (art. 2473 c.c.).

Le società interessate delineano i tratti principali della società in divenire e raggiungono intese riguardo al futuro assetto organizzativo (sviluppo di sinergie fra le strutture, allocazione di risorse, armonizzazione di procedure, nuovo organigramma e decisioni in ordine a eventuali risorse eccedenti, nuova sede e così via).

Data la complessità e i lunghi tempi della procedura, tali intese vengono spesso cristallizzate in un accordo quadro, nel quale viene solitamente già definita anche la futura corporate governance[1] (sistema di amministrazione, poteri dell’amministratore delegato e del presidente del CDA, emissione o soppressione di azioni speciali, procedure di compliance, sistemi di controllo).

Anche nel caso dell’acquisizione è necessario intraprendere un lungo e complesso processo che avviene solitamente attraverso il trasferimento della quota di partecipazione di controllo (50% + 1), acquistando azioni, sottoscrivendo un aumento di capitale o procedendo con una fusione “mascherata” e successiva liquidazione dei soci della società acquisita.

Inoltre, l’acquisizione di una società si può realizzare anche attraverso l’acquisto dell’intera azienda o di un ramo di essa (comprensiva di opificio, marchio clientela, rete di vendita, ecc).

Come nelle fusioni, anche nelle acquisizioni bisogna fare una serie di valutazioni preliminari che riguardano entrambe le aziende interessate al processo.  In particolare, bisognerà valutare non solo alla convenienza economica dell’operazione stessa, ma anche le “reali” condizioni delle società coinvolte, fino a giungere a previsioni di conciliabilità delle culture aziendali, per escludere che eccessive differenze di politiche gestionali ed economiche possano portare in futuro all’insuccesso dell’operazione.

 

Le diverse fasi del procedimento 

In generale si possono distinguere le seguenti fasi:

  • Analisi
  • Negoziazione
  • Due Diligence
  • Closing
  • Fase post acquisizione/integrazione.

 

Le trattative solitamente iniziano con la redazione di una LOI (Letter of Intent) non impegnativa, salvo l’eventuale inserimento di clausole vincolanti.

A questa fase preliminare fa seguito la stipula di un contratto, solitamente sottoposto a condizioni sospensive (che possono riguardare l’esito favorevole della DD, di pratiche di finanziamento o della notifica preventiva all’Autorità Antitrust) e che contiene clausole interinali valide nel periodo che intercorre fra la stipula del contratto ed il closing, nonché clausole di rappresentazioni e garanzie. Le garanzie, in particolare servono a tutelare principalmente il compratore dal rischio di un eventuale differenza tra la realtà presentata dal venditore rispetto a quella trovata concretamente al momento del closing. È così necessario che il venditore si obblighi ad indennizzare il compratore per le passività pregresse, le sopravvenienze passive e le insussistenze attive che si dovessero verificare rispetto alla situazione patrimoniale di riferimento allegata al contratto di compravendita.

Tra tutte le fasi quella centrale e più delicata, è quella della Due Diligence, termine anglosassone che fa riferimento alla procedura attraverso la quale l’intermediario designato dall’acquirente reperisce, acquisisce ed organizza in un sistema coerente tutte le informazioni di natura legale, patrimoniale, finanziaria ed economica necessarie a valutare la società oggetto dell’operazione (società target) così da permettere all’acquirente di determinare innanzitutto il suo effettivo interesse e, successivamente, le relative condizioni economiche e legali della transazione. In primo luogo, la principale finalità della due-diligence è quella di accertare, attraverso una raccolta mirata ed analitica di informazioni, se vi siano le effettive condizioni di fattibilità dell’operazione ovvero se sussistano eventuali criticità che possano comprometterne il buon esito.

Al momento del closing, infine, viene accertato il rispetto delle clausole interinali e vengono verificati gli esiti positivi delle condizioni sospensive. Da questo momento, il compratore assume in via definitiva lo status di socio, e può iniziare a esercitare i relativi diritti fino a questo momento in capo ai “vecchi” soci (tenuti al solo compimento di atti di ordinaria amministrazione).

Informazioni

Inserisci qui la bibliografia

[1] Per maggiori informazioni sul Codice di Corporate Governance, si veda l’articolo “Nuovo Codice di Corporate Governance 2020: fra contrattualismo e istituzionalismo” di Armando Consiglio su DirittoConsenso: https://www.dirittoconsenso.it/2021/06/22/nuovo-codice-corporate-governance-2020-contrattualismo-e-istituzionalismo/.