Il caso del gruppo scultoreo Orfeo e le Sirene: dall’esportazione illecita al rientro in Italia. Il percorso di capolavori recuperati
Quando le statue vengono illecitamente esportate: il caso del gruppo scultoreo Orfeo e le Sirene
Lo stato italiano ha riportato in patria il gruppo scultoreo Orfeo e le Sirene. Si tratta per l’appunto di un gruppo di statue – risalenti al IV secolo a.C. – che non hanno nulla da invidiare rispetto ad altri incredibili capolavori ritrovati in Italia. La particolarità però non è solamente che queste statue sono state illecitamente esportate ma anche il fatto che si è riusciti a dimostrarne la provenienza e l’esportazione illecita. Alcuni recuperi infatti sono complicati: basta infatti non saper dare risposta alla domanda “Come è possibile dimostrare il furto di statue appartenenti allo Stato?” e la diplomazia ha maggiori difficoltà di riportare in Italia beni illecitamente esportati.
Le statue di cui parliamo sono uno dei tanti casi di traffico illecito di beni culturali[1] e anzi si aggiungono al lungo elenco di beni fatti rientrare in Italia grazie alla collaborazione internazionale e all’operato di più autorità di polizia[2].
La ricostruzione dei fatti sull’esportazione clandestina del gruppo scultoreo Orfeo e le Sirene è stata possibile grazie all’Operazione ORPHEUS. I punti salienti sono descritti nel prossimo paragrafo.
L’operazione ORPHEUS dei Carabinieri TPC
L’operazione ORPHEUS ha preso il via in un modo singolare. In base a quanto si legge dalle carte degli inquirenti, l’indagine hanno preso il via quando i militari del comando dei Carabinieri della Tutela del Patrimonio Culturale (noti semplicemente come Carabinieri TPC) hanno scoperto che un noto indiziato di reati contro il patrimonio culturale aveva messo in atto una serie di traffici di reperti archeologici, provento di scavo clandestino nella provincia di Taranto, avvalendosi di un’organizzazione con propaggini internazionali.
Il trafficante aveva un certo peso nelle vicende relative allo scavo clandestino e all’esportazione illecita del gruppo scultoreo Orfeo e le Sirene avvenuto negli anni ‘70. Secondo la documentazione individuata e dagli accertamenti svolti, i reperti reperti erano stati scavati e rinvenuti in frammenti presso un sito tarantino da alcuni tombaroli del posto. Questi ultimi li avevano ceduti ad un noto ricettatore locale, con contatti con la criminalità organizzata, che, a sua volta, li aveva ceduti ad un altro ricettatore, con contatti internazionali e titolare di una galleria d’arte in Svizzera. Le sculture, in frammenti, vennero affidate ad un altro soggetto specializzato nel trasferire beni culturali all’estero, che effettuò il trasporto in Svizzera, dove vennero affidati ad un restauratore che li ricompose e ridiede forma alle opere. Questo passaggio continuo è una pratica nota nel mondo del traffico illecito di beni culturali.
Dopo un periodo di giacenza in Svizzera le sculture furono acquistate dal The Paul Getty Museum di Malibu grazie all’intermediazione di un funzionario di una banca svizzera.
Le informazioni condivise con l’Assistant District Attorney Matthew Bogdanos del District Attorney’s Office di Manhattan (DAO) e la stretta collaborazione instaurata con quell’ufficio e con lo Homeland Security Investigations hanno consentito il sequestro del gruppo scultoreo dal valore inestimabile e il suo rimpatrio, per la restituzione al patrimonio culturale italiano.
Il ritorno in Italia di molti reperti
Il rimpatrio dell’opera è stato possibile grazie alla complessa attività investigativa condotta in Italia e all’estero dai Carabinieri della Sezione Archeologia del Reparto Operativo del Comando per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto, in collaborazione, come già detto, con il District Attorney’s Office di Manhattan e lo Homeland Security Investigations (H.S.I.).
Il gruppo scultoreo Orfeo e le Sirene non è il solo ad aver fatto ritorno dagli Stati Uniti. Altri 142 oggetti sono tornati in Italia, dei quali si era avuta la restituzione lo scorso luglio. Si tratta di beni databili tra il 2500 a.C. e il VI secolo d.C..
In occasione del viaggio che ha visto i Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale toccare New York e Los Angeles, il 6 settembre ne sono stati restituiti all’Italia altri 58 che rientreranno nei prossimi mesi. Si tratta di un flusso importante di archeologia trafugata. Nello stesso filone ulteriori 201 reperti erano stati rimpatriati dagli USA a partire dallo scorso dicembre, una parte di essi costituisce l’esposizione con la quale il 15 giugno è stato aperto il Museo dell’Arte Salvata.
La cooperazione tra Italia e Stati Uniti
Da più di venti anni Italia e Stati Uniti collaborano per proteggere e preservare il patrimonio grazie a un accordo che attua la Convenzione UNESCO del 1970[3]. L’accordo in questione è il Memorandum d’Intesa circa l’imposizione di limitazioni all’importazione di materiale archeologico firmato nel 2001[4] e rinnovato nel 2016[5]. Lo strumento offre una tutela giuridica che ha consentito alle autorità italiane e a quelle statunitensi di lavorare di concerto e con successo per arginare il traffico illecito di beni culturali dall’Italia.
Dal 2001 ad oggi infatti questa collaborazione ha riportato in Italia centinaia di opere d’arte come, tra le più note, la Venere di Morgantina, il Cratere di Eufronio, la Testa di Druso Minore e la Testa di Tiberio.
Tra le sezioni più coinvolte delle autorità statunitensi in questo settore è doveroso citare:
- Il dipartimento di Stato americano
- L’ICE, Homeland Security Investigations Cultural Property, Art and Antiquities Program
- L’Art Crime Team dell’FBI
- La Customs and Border Protection
- Il Cultural Property Advisor Committee.
Tra quelle italiane invece:
- Il Ministero dei beni culturali
- Il Comando dei Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale
- L’Avvocatura dello Stato
- L’ambasciata d’Italia negli Stati Uniti.
Ritorno a casa per il gruppo scultoreo Orfeo e le Sirene
Il gruppo scultoreo di Orfeo e le Sirene è stato esposto dal 18 settembre al 15 ottobre al Museo dell’Arte Salvata, all’interno del Museo Nazionale Romano. Oggi si trova al MArTA, il Museo archeologico di Taranto dove è possibile visitarlo nel complesso di una notevole collezione.
Una storia a lieto fine: altri tesori non hanno la stessa fortuna e non parlo solamente di beni appartenenti all’Italia. Il mondo delle restituzioni dei beni culturali include casi variegati e molti di questi non hanno ancora una soluzione.
Per concludere, ai fini della comprensione di questo settore, bisogna aggiungere che la cooperazione tra Stati oltre al supporto delle organizzazioni internazionali come l’INTERPOL e l’Europol si basa su un assetto costituito sia dalla ratifica di trattati internazionali che degli accordi di intesa (in inglese, memorandum of understanding, spesso identificati con l’acronimo MoU)[6].
Informazioni
Salviamo l’arte proteggendo il patrimonio, oltre quindici anni di cooperazione tra Italia e Stati Uniti d’America nella lotta al traffico illecito di beni culturali, edited by Catherin P. Foster and Renato Miracco, Gangemi Editore, 2018.
Immagine di copertina presa dall’articolo sul gruppo Orfeo e le Sirene consultabile su Bari – la Repubblica (consultato il 22/10/2022).
[1] Un caso eccezionale di rimpatrio di un bene culturale illecitamente esportato riguarda il Cratere di Eufronio. Per un approfondimento sulla faccenda: Il traffico illecito di beni culturali – DirittoConsenso. Per un caso più recente invito a leggere il seguente comunicato: Cooperazione internazionale e tutela dei beni culturali. I Carabinieri dell’Arte rimpatriano reperti dagli Stati Uniti – Ministero della cultura.
[2] Solitamente agenzie internazionali e organizzazioni internazionali come Eurojust, Europol in Europa e l’INTERPOL a livello mondiale operano in questo senso. Per un approfondimento sulle attività dell’INTERPOL in tema di traffico illecito di beni culturali: L’Interpol nella lotta al traffico illecito di beni culturali – DirittoConsenso.
[3] La Convenzione UNESCO del 1970 è, nome completo, la “Convenzione concernente le misure da adottare per interdire e impedire l’illecita importazione, esportazione e trasferimento di proprietà dei beni culturali” (1970). La Convenzione del 1970 è stata ratificata in Italia nel 1978.
[4] Italy and the U.S. present the Memorandum of Understanding on import restrictions of archaeological material to fight art trafficking (esteri.it).
[5] United States and Italy Sign Cultural Property Agreement – U.S. Embassy & Consulates in Italy (usembassy.gov).
[6] Due esempi di accordi di intesa: quello firmato tra Italia e Messico e quello tra Stati Uniti ed Egitto. Rispettivamente: Cooperazione internazionale: Italia e Messico insieme per la tutela dei beni culturali (italianostra.org) e The United States and Egypt Sign New Memorandum of Understanding on Cultural Property Protection – United States Department of State.

Lorenzo Venezia
Ciao, sono Lorenzo. Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca con una tesi sul recupero dei beni culturali nel diritto internazionale e sul ruolo dell'INTERPOL e con il master "Cultural property protection in crisis response" all'Università degli Studi di Torino, sono interessato ai temi della tutela dei beni culturali nel diritto internazionale, del traffico illecito di beni culturali e dei fenomeni di criminalità organizzata e transnazionale.