Domanda: tra le incredibili difficoltà e le attività militari nel conflitto russo-ucraino è possibile garantire la protezione del patrimonio culturale in Ucraina?
Garantire la protezione del patrimonio culturale in Ucraina: un dovere tutt’altro che semplice
La comunità internazionale guarda con attenzione il conflitto russo-ucraino in corso. La morte umana[1], la distruzione di vaste aree[2], a cui si aggiunge indissolubilmente la morte culturale sono eventi preoccupanti. In particolare, la protezione del patrimonio culturale in Ucraina[3] è fondamentale sia per la conservazione di un incantevole patrimonio che per la tutela dell’identità ucraina.
Numerosi monumenti storici e architettonici e siti archeologici sono minacciati dai bombardamenti, dal movimento di mezzi pesanti e dai possibili furti: una perdita irreparabile che rischia di costare carissimo all’intera comunità internazionale, non solamente all’Ucraina.
Per tali motivi molte organizzazioni internazionali tra cui ONU[4], UNESCO[5], UNHCR[6] e Unione Europea[7] hanno condannato con fermezza l’aggressione russa.
Ma passiamo ai fatti: concretamente, cosa si può fare per la protezione del patrimonio culturale in Ucraina?
Parlano i fatti: distruzione e danneggiamenti al patrimonio culturale ucraino
Domenica 27 febbraio 2022 – solo 3 giorni dopo l’inizio delle ostilità del 2022 – l’esercito russo ha distrutto un museo a Ivankiv che conteneva opere dell’artista ucraina Maria Prymachenko (1909-1997). Si tratta del primo attacco ad una struttura culturale. Il museo ha ospitato mostre e opere di vario tipo legate a più o meno recenti episodi storici che hanno riguardato l’Ucraina, tra cui su Cernobyl e sulla Seconda guerra mondiale.
La distruzione è stata confermata dalle autorità ucraine e da varie fonti. L’ICOM (International Council of Museums) ha rilasciato una comunicazione sull’accaduto condannando l’attacco[8] e ricordando che i musei, in base al principio 1 dei Codici di Comportamento dell’ICOM:
“conservano, interpretano e promuovono il patrimonio naturale e culturale dell’umanità.”.
Oltre il Museo di Ivankiv, sono stati colpiti nei primi mesi della guerra: il museo di Chernihiv, la chiesa della Natività della Santa Madre di Dio a Viazivka, nell’oblast di Zhytomyr, la Piazza della Libertà di Kharkiv, l’Opera House e la Cattedrale della Dormizione di Charkiv. La lista è andata aumentando nel tempo[9].
I timori, comprensibilissimi, riguardano anche il patrimonio culturale ucraino iscritto nella Lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO[10].
Come è possibile tutelare l’intero patrimonio?
Gli obblighi internazionali per la protezione del patrimonio culturale in Ucraina
Il diritto pubblico internazionale prevede obblighi per gli Stati. Le parti coinvolte, siano esse parti ai trattati di cui parleremo più avanti o no, sono anche soggetti tenuti a rispettare le consuetudini internazionali.
Con riferimento alla protezione dei beni culturali bisogna dire in breve che complessivamente:
- è vietato dirigere un attacco contro beni culturali a meno che al momento i beni non costituiscano un obiettivo militare e non vi sia alternativa praticabile per ottenere un analogo vantaggio militare[11];
- è vietato dirigere un attacco contro un obiettivo militare, come un carro armato, un quartier generale militare o una fabbrica di munizioni, se ciò non può essere fatto senza infliggere ai beni culturali un danno eccessivo rispetto al vantaggio militare concreto e diretto anticipato[12];
- è vietata la distruzione o il danneggiamento intenzionale da parte di una parte in conflitto o di beni culturali sotto il proprio controllo, a meno che non sia imperativamente richiesto da esigenze militari[13];
- è vietato nei conflitti armati fare qualsiasi uso dei beni culturali o dei suoi immediati dintorni che possa esporre i beni alla distruzione o al danneggiamento a meno che la necessità militare non lo richieda imperativamente, il che significa che l’uso offre un chiaro vantaggio militare e nessuna alternativa fattibile per ottenere un vantaggio militare simile esiste[14];
- le parti in conflitto sono obbligate a prendere tutte le precauzioni possibili per proteggere i beni culturali sotto il loro controllo contro i pericoli derivanti dalle operazioni militari[15];
- sono vietate tutte le forme di furto, saccheggio o altra appropriazione indebita e di vandalismo di beni culturali da parte delle parti in conflitto[16].
Nel tempo anche tribunali internazionali – come il Tribunale penale internazionale per l’ex Yugoslavia (ICTY)[17] e la Corte Penale Internazionale (ICC/CPI) – si sono pronunciati sulla tutela del patrimonio ed in particolare su casi di distruzione del patrimonio culturale, non solamente in tempo di guerra o a conflitto in corso tra Stati[18]. Perciò le regole sulla protezione del patrimonio culturale nel diritto internazionale hanno avuto una lunga evoluzione e sono oggi sottoposte allo stress di un nuovo conflitto, quello appunto contemporaneo tra Russia e Ucraina.
Obblighi derivanti dai trattati internazionali: da una parte l’Ucraina deve …
È importante sottolineare questo punto: esistono trattati internazionali che disciplinano le regole dei conflitti armati. Ai fini della comprensione di come possa essere messa in pratica la protezione del patrimonio culturale in Ucraina, bisogna citare la Convenzione dell’Aia del 1954[19] con i due Protocolli aggiuntivi (il primo dello stesso anno della Convenzione ed il secondo del 1999) e fare riferimento a cosa deve essere fatto in concreto.
Oltre alla Convenzione dell’Aia del 1954 gli Stati rispettano tanto le disposizioni (perché vincolati) di altri trattati come – per citarne alcuni – i Protocolli del 1977 delle Convenzioni di Ginevra del 1949[20] quanto – ancora una volta devo ripeterlo – le consuetudini internazionali.
L’Ucraina deve:
- preparare in tempo di pace misure che riguardano la protezione dei beni culturali nel caso di conflitto armato[21];
- adottare misure preventive come la preparazione di inventari, la pianificazione di misure di emergenza per proteggere i beni culturali dal rischio di incendi o il crollo di edifici, nonché l’essere pronta a collocare i beni culturali in luoghi sicuri[22].
- sviluppare iniziative che garantiscono il rispetto dei beni culturali situati nel proprio territorio: questo include l’astensione dall’uso in qualsiasi forma di beni culturali che possano essere esposti a distruzione o deterioramento in caso di conflitto armato e dall’astenersi da qualsiasi atto ostile diretto contro il patrimonio[23].
Dall’altra la Russia …
La Federazione Russa è Stato membro della Convenzione del 1954 e del Primo protocollo (protocollo del 1977) ma non è Stato membro del Secondo protocollo (protocollo del 1999). Quali sono i comportamenti da tenere allora?
La Russia – in qualità di forza occupante – deve:
- supportare le autorità nazionali competenti dello Stato occupato nella salvaguardia e nella tutela del patrimonio culturale[24]:
- adottare misure di tutela e di conservazione per il patrimonio culturale nel caso in cui le autorità nazionali competenti non possano farlo e specie se il patrimonio in questione non sia stato danneggiato in operazioni militari[25];
- assicurare la tutela del patrimonio culturale in regime di protezione speciale da qualsiasi atto di ostilità diretta e che non ci sia uso dello stesso patrimonio o delle sue vicinanze per obiettivi militari[26];
- assicurarsi che le sue forze armate adottino le misure richieste dal diritto internazionale per non essere considerata responsabile a livello internazionale e di conseguenza essere tenuta a pagare i danni[27].
Non essendo la Russia parte del Secondo Protocollo, non avrebbe alcun obbligo di proibire e prevenire sui territori occupati l’esportazione illecita o la rimozione o il trasferimento di proprietà di beni culturali, gli scavi archeologici salvo quando non siano strettamente necessari per tutelare, registrare o preservare i beni culturali, qualsiasi alterazione o modifiche d’uso dei beni culturali che siano da intendere per danneggiare o distruggere prove culturali, storiche o scientifiche[28].
Ciò non toglie però che la Russia sia manchevole nei confronti del diritto internazionale consuetudinario dei conflitti armati. Può risultare difficile ma in altri termini: i trattati non possono vincolare gli Stati non parte senza il consenso espresso ma con questo non vengono meno per gli Stati gli obblighi derivanti dal diritto internazionale consuetudinario. Non tutte le disposizioni della Convenzione del 1954 e dei due Protocolli hanno una corrispettiva norma consuetudinaria ma hanno un equivalente principio consuetudinario.
Un ultimo punto che intendo sottolineare in questa trattazione: richiedono ulteriori approfondimenti a parte la questione del diritto internazionale penale (in inglese, international criminal law) cioè quel ramo del diritto internazionale che si occupa della responsabilità penale degli individui e dei diritti e degli obblighi degli Stati in relazione ad essa e la questione del diritto internazionale dei diritti umani (in inglese, international human rights law). In tal modo sarebbe possibile offrire una panoramica completa della protezione del patrimonio culturale in Ucraina.
Una “particolarità” della Convenzione del 1954: l’articolo 18
Per chiudere questa (tutt’altro che completa) analisi della protezione del patrimonio culturale in Ucraina, vorrei chiudere con una disposizione che dovrebbe far riflettere proprio su quanto detto nel paragrafo precedente.
La disposizione è l’articolo 18 della Convenzione del 1954 che ai punti 1 e 3[29] prevede che:
“Fatte salve le disposizioni che entreranno in vigore in tempo di pace, la presente Convenzione si applica in caso di guerra dichiarata o di qualsiasi altro conflitto armato che possa sorgere tra due o più Alte Parti contraenti, anche se lo stato di guerra è non riconosciuto da uno o più di essi.
Se una delle Potenze in conflitto non è Parte della presente Convenzione, le Potenze che ne sono Parti rimarranno comunque vincolate da essa nelle loro relazioni reciproche. Saranno inoltre vincolati dalla Convenzione, in relazione a detta Potenza, se quest’ultima ha dichiarato di accettarne le disposizioni e fintanto che le applica.”.
Così, anche se la Russia non ha parlato di “guerra” o di “conflitto armato” ma di “operazione speciale”, è vincolata dalle disposizioni della Convenzione del 1954.
Informazioni
Endangered heritage in Ukraine: UNESCO reinforces protective measures | UNESCO
Crimes against history: mapping the destruction of Ukraine’s culture | Ukraine | The Guardian
Convenzione del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato e i due Protocolli del 1954 e del 1999.
Convenzione del 1972 riguardante la protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale.
Pinton, S. and Zagato, L. (2008) Le identità culturali nei recenti strumenti UNESCO un approccio nuovo alla costruzione della pace? Padova: CEDAM (Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, 0002).
[1] Per conoscere le notizie dall’Ucraina abbiamo bisogno di voci che arrivano dall’interno, specie là dove la violenza è ad un palmo dal naso. Anche le morti tra chi fa informazione e racconta la cronaca degli eventi sono da tenere in ampia considerazione: Ukraine: UNESCO Director-General condemns killing of journalist Oksana Baulina | UNESCO.
[2] Tra cui la pericolosità dei combattimenti presso centrali nucleari che possono provocare danni di notevole portata (esplosioni interne ai reattori, fuoriuscita di materiale nucleare, etc.). La condanna dell’ONU qui: Fighting at Ukraine Nuclear Power Site Irresponsible, against Geneva Conventions, Under-Secretary-General Tells Security Council | Meetings Coverage and Press Releases.
[3] Per un approfondimento sul patrimonio culturale ucraino: Il patrimonio culturale ucraino – DirittoConsenso.
[4] L’Assemblea Generale con la risoluzione “Aggression against Ukraine” ha richiesto la fine delle ostilità. Anche l’UNESCO ha fatto eco alla risoluzione dell’organo onusiano esprimendo preoccupazione per i danni all’educazione, alla cultura, al patrimonio e all’informazione. Per maggiori informazioni invito a leggere: General Assembly holds emergency special session on Ukraine | | UN News e General Assembly resolution demands end to Russian offensive in Ukraine | | UN News.
[5] Anche l’UNESCO ha fatto eco alla risoluzione dell’organo onusiano esprimendo preoccupazione per i danni all’educazione, alla cultura, al patrimonio e all’informazione. Il Direttore-Generale dell’UNESCO Audrey Azoulay ha dichiarato: “questa escalation di violenza – che sta provocando la morte di civili, compresi i bambini – è del tutto inaccettabile. […] Bisogna proteggere il patrimonio culturale ucraino, che testimonia la ricca storia del paese, e comprende i suoi sette siti del patrimonio mondiale, situati in particolare a Leopoli e Kiev; le città di Odessa e Kharkiv, luoghi inseriti nel Creative Cities Network dell’UNESCO; i suoi archivi nazionali, alcuni dei quali figurano nel Registro della Memoria del Mondo dell’UNESCO; e i suoi siti che commemorano la tragedia dell’Olocausto.”. In più, Ukraine: UNESCO statement following the adoption of the UN General Assembly resolution | UNESCO. Si ricordi che l’UNESCO ha condannato i danni (tra i tanti) all’università Karazin Kharkiv. https://whc.unesco.org/en/news/2411/.
[6] L’UNHCR ha dichiarato che la situazione in Ucraina è da considerarsi di livello 3, il livello più alto. Per maggiori informazioni: UNHCR – Ukraine emergency.
[7] La Commissione Europea, che parla apertamente di aggressione di Putin all’Ucraina, condanna la guerra e adotta immediatamente misure per l’accoglienza ed il supporto a tutti coloro che fuggono. In più è favorevole all’imposizione di sanzioni mirate contro la Russia ed i complici nella guerra. Tutto questo richiede ovviamente il coordinamento sia delle istituzioni dell’UE così come Stati membri. Le misure dell’Unione Europea su questi eventi sono già molte e con vari scopi: EU measures in solidarity with Ukraine – EUR-Lex (europa.eu).
[8] Statement by the ICOM-US pertaining to the news of the destruction of the Historical and Local History Museum at Ivankiv (memberclicks.net).
[9] Ukrainian churches and places of worship devastated by war (theartnewspaper.com). Inoltre, in base ad una ricerca dell’UNESCO terminata il 21 settembre 2022, sono stati contati 192 siti distrutti o danneggiati. Per maggiori informazioni: Damaged cultural sites in Ukraine verified by UNESCO | UNESCO.
[10] Ho parlato del patrimonio culturale ucraino in questione nell’articolo già citato in nota 3.
[11] Articolo 4(1) e (2) della Convenzione del 1954 così come gli articoli 1(f) e 6(a) del Secondo Protocollo della Convenzione del 1954.
[12] Articolo 7(c) e (d)(ii) del Secondo Protocollo così come gli articoli 51(4) e (5)(b) e 57(2)(a)(iii) e (b) API.
[13] Articolo 4(1) e (2) della Convenzione del 1954 così come gli articoli 23(g) e 57 dei Regolamenti dell’Aia del 1907, l’articolo 53 della Convenzione IV di Ginevra.
[14] Articolo 4(1) e (2) della Convenzione del 1954 così come l’articolo 6(b) del Secondo Protocollo.
[15] Articolo 8 del Secondo Protocollo della Convenzione del 1954, così come l’articolo 58© dell’API.
[16] Articolo 4(3) della Convenzione del 1954, gli articoli 23(g), 28, 47 e 56 dei Regolamenti dell’Aia del 1907, l’articolo 33 della Convenzione IV di Ginevra.
[17] Un caso che intendo citare: Prosecutor v Stakić, Appeals Chamber Judgment, Case No. IT-97-24-A, 22 March 2006.
[18] Il più interessante caso riguardante la distruzione del patrimonio culturale ha riguardato Ahmed Al Faqi Al Mahdi. Reo di aver distrutto, tra giugno e luglio 2012, nove mausolei e l’ingresso della moschea Sidi Yahia di Timbuctu, risalenti al XV e XVI secolo, classificati patrimonio UNESCO, è seguito un processo presso la Corte Penale Internazionale. Per ripercorrere la storia di questo caso rinvio all’articolo di Viviana Gullo: Distruzione del patrimonio culturale nel diritto internazionale: il caso Al Mahdi – DirittoConsenso.
[19] Convention for the protection of cultural property in the event of armed conflict. Questa Convenzione fa riferimento ai principi stabiliti nelle Convenzioni dell’Aia del 1899 e del 1907 nonché al Patto di Washington del 15 aprile 1935.
[20] Ciascun Protocollo include disposizioni specifiche per la protezione del patrimonio culturale materiale.
[21] Eventualità questa che possiamo immaginare sia stata presa in considerazione prima del riacutizzarsi del conflitto. Vedi articolo 3 della Convenzione del 1954. Nella pratica: Il più grande museo in Ucraina mette in salvo le sue opere (artribune.com).
[22] In particolare si fa qui riferimento alle disposizioni sulla protezione speciale (special protection) previste al capitolo II della Convenzione. Il concetto di protezione, infatti, si amplia con l’uso di rifugi in cui collocare i beni culturali in pericolo durante un conflitto armato. In più si fa riferimento all’articolo 5 del Secondo Protocollo della Convenzione del 1954 che parla di “safeguarding of cultural property”. Aggiungo qui un interessante reportage del Washington Post che su Instagram ha pubblicato le immagini di un lavoro immenso: https://www.instagram.com/p/CbGJeYPuQgb/
[23] Più precisamente, l’Ucraina dovrà agire in base all’articolo 8 della Convenzione del 1954. È importante inoltre ricordare che, in base all’articolo 10 della stessa Convenzione, i beni culturali in regime di protezione speciale debbano essere contrassegnati dal simbolo distintivo descritto dall’articolo 16, un simbolo definito dalla Convenzione come ‘distinctive emblem’. Testualmente, “The distinctive emblem of the Convention shall take the form of a shield, pointed below, persaltire blue and white (a shield consisting of a royal-blue square, one of the angles of which forms the point of the shield, and of a royal-blue triangle above the square, the space on either side being taken up by a white triangle).”.
[24] Articolo 5(1) della Convenzione del 1954.
[25] Articolo 5(2) della Convenzione del 1954.
[26] Articolo (9) della Convenzione del 1954.
[27] Questo punto è spiegato bene nel Protection of cultural property – Military Manual del 2016.
[28] Vedi articolo 9 del Secondo Protocollo.
[29] Il punto 2 intendo menzionarlo in nota perché, pur essendo parte della disposizione non rientra nei fatti che questa parte della disposizione prevede. Testualmente, “The Convention shall also apply to all cases of partial or total occupation of the territory of a High Contracting Party, even if the said occupation meets with no armed resistance.”.

Lorenzo Venezia
Ciao, sono Lorenzo. Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca con una tesi sul recupero dei beni culturali nel diritto internazionale e sul ruolo dell'INTERPOL e con il master "Cultural property protection in crisis response" all'Università degli Studi di Torino, sono interessato ai temi della tutela dei beni culturali nel diritto internazionale, del traffico illecito di beni culturali e dei fenomeni di criminalità organizzata e transnazionale.