Cos’è la Lista Rossa dei beni culturali in pericolo dell’Ucraina pubblicata dall’ICOM, il Consiglio Internazionale dei Musei?

 

ICOM, obiettivo delle Liste Rosse e protezione del patrimonio culturale

Per spiegare cos’è la Lista Rossa dei beni culturali in pericolo dell’Ucraina è importante partire spiegando cos’è l’ICOM. Questa organizzazione non governativa è il Consiglio Internazionale dei Musei, l’unica organizzazione nel campo museale, divisa in sezioni locali, e ha sede a Parigi.

L’ICOM è noto per aver stabilito dei criteri professionali ed etici per le attività museali. Inoltre formula raccomandazioni su questioni relative al patrimonio culturale. È un’organizzazione che dispone di uno statuto, di regole interne e di un codice etico[1]. L’ICOM, accanto agli eventi di formazione e di avvicinamento delle figure museali, ha nel tempo sviluppato le “red lists: è dal 2000 che con l’aiuto di tanti esperti monitora a livello interno la circolazione dei beni aventi un interesse culturale dentro e fuori i confini di uno Stato.

Le Liste Rosse descrivono brevemente situazioni di instabilità in alcuni Stati e aree del mondo[2] ed includono beni culturali. Questi sono oggetti (statue, quadri, reperti archeologici, gioielli, etc.) inventariati all’interno delle collezioni di istituzioni riconosciute (musei, gallerie, accademie di belle arti, etc.) e che sono ovviamente tutelati dalla legge delle nazioni in cui si trovano. Servono a illustrare le categorie di beni culturali più vulnerabili al traffico illecito[3] in un certo luogo: ma attenzione è bene sottolineare che le Liste non sono onnicomprensive, ma includono solo beni di cui si conosce l’attuale collocazione[4].

La Lista Rossa dell’ICOM è uno dei meccanismi di soft law[5] per la protezione dei beni culturali nel diritto internazionale, cioè uno strumento non vincolante – a differenza di un trattato – ma che può servire o può aiutare in un certo obiettivo stabilito dalla comunità internazionale o dalle sole parti coinvolte. Perciò la Lista Rossa può rientrare tra quegli esempi ideati per contrastare e prevenire la circolazione illecita degli oggetti artistici e archeologici regolandone l’esportazione lecita[6]: e in molti casi queste informazioni sono state utili per il recupero[7].

 

Il contenuto della Lista Rossa dei beni culturali in pericolo dell’Ucraina

Perciò, i beni indicati nella Lista Rossa dei beni culturali in pericolo dell’Ucraina sono:

  • Tutelati dalla legge ucraina
  • Inventariati presso musei, accademie, istituzioni culturali, etc. locali
  • Soggetti a potenziali furti finalizzati al traffico illecito.

 

La Lista Rossa in questione è concettualmente legata alla guerra in corso. E tale serie di eventi genera parecchi rischi: una minaccia reale secondo l’ICOM anche alla luce della notizia della depredazione del Museo d’arte Oleksiy Shovkunenko di Kherson da parte delle truppe russe trapelata l’11 novembre 2022.

Gli oggetti presenti nella Lista Rossa sono 53, distribuiti in sette categorie, che vanno dall’archeologia alle arti applicate e visive[8]. Gli esperti dell’ICOM dell’Ucraina hanno attivamente collaborato alla redazione della Lista.

La Lista Rossa dei beni culturali in pericolo dell’Ucraina è pubblica ed è trasmessa alle autorità ucraine e di tutta Europa, al fine d’identificare i beni culturali minacciati.

 

Oltre la guerra: l’attenzione delle organizzazioni internazionali verso il patrimonio culturale ucraino in pericolo

Già nell’aprile 2022, l’Organizzazione per l’unificazione del diritto privato (UNIDROIT), unendosi all’UNESCO e ad altri partner come l’UNODC, l’INTERPOL, l’Organizzazione mondiale delle dogane (WCO) e la Confederazione internazionale dei commercianti di opere d’arte (CINOA), ha invitato i professionisti coinvolti nel commercio di beni culturali ad astenersi dall’acquisire o partecipare all’importazione, all’esportazione o al trasferimento di proprietà di beni culturali quando hanno ragionevoli motivi per ritenere che gli oggetti siano stati rubati, venduti illegalmente, scavati clandestinamente o esportati illegalmente dall’Ucraina.

In effetti, in particolare in tempi di conflitto armato, le misure per proteggere il patrimonio culturale dovrebbero essere rafforzate, in considerazione degli strumenti internazionali per combattere il traffico illecito di beni culturali.

La due diligence di tutti gli attori del mercato dell’arte è fondamentale per combattere il traffico illecito: ed è qui che si inserisce l’hard law. La Convenzione UNIDROIT del 1995 sui beni culturali rubati o illecitamente esportati fornisce criteri per la determinazione della dovuta diligenza nell’acquisizione di un bene culturale, uno dei quali è la consultazione da parte del potenziale acquirente di “qualsiasi informazione e documentazione pertinente che avrebbe potuto ragionevolmente ottenere“.

La Lista Rossa dell’ICOM è un utile strumento per prevenire l’acquisto di oggetti messi illegalmente sul mercato sensibilizzando sulle categorie di oggetti più vulnerabili di un paese o di una regione. Si invitano proprio musei, case d’asta, mercanti d’arte e collezionisti a non acquistare oggetti simili a quelli presentati nella Lista Rossa senza averne accuratamente e approfonditamente ricercato l’origine e tutta la relativa documentazione legale. Qualsiasi bene culturale che potrebbe aver avuto origine dall’Ucraina, prima e dopo l’invasione, dovrebbe essere soggetto a un esame approfondito e a misure precauzionali prima della conclusione di qualsiasi transazione.

L’UNIDROIT si è congratulata con l’ICOM per aver pubblicato la Lista Rossa dei beni culturali in pericolo dell’Ucraina. Altre organizzazioni internazionali richiamano l’impegno della tutela del patrimonio anche se oggi ci ritroviamo davanti ad uno scenario in cui è difficile garantire la protezione dei beni in tempo di guerra[9].

 

Le facce della tutela del patrimonio culturale

Il fenomeno del traffico illecito dei beni culturali è globale ed è riconosciuto come tale da tempo. Potrei soffermarmi sui fattori e sulle conseguenze di distruzione, furti e scavi archeologici illeciti ma non è questo il punto: negli ultimi 30 anni, il commercio illecito di arte e antichità è diventato un problema serio che trascende i confini, coinvolge gli attori più diversi e il cui impatto va ben oltre la perdita del patrimonio culturale fine a sé stessa.

Dal 2000, ICOM pubblica Liste Rosse che dettagliano le categorie di beni culturali in pericolo provenienti da tutto il mondo. Queste Liste Rosse sono diventate strumenti importanti nella lotta al traffico illecito di beni culturali ed il fatto che la Lista Rossa dei beni culturali in pericolo dell’Ucraina sia stata pubblicata a fine 2022 significa che il patrimonio culturale può essere a rischio per tantissimi motivi, guerra inclusa[10]. Per tali motivi, quando si parla di protezione bisogna guardare ad un mondo tanto affascinante quanto complesso – dai conservatori locali, alle misure previste dai singoli Stati, dalle politiche di tutela al diritto privato dei beni culturali, dai trattati internazionali alle organizzazioni non governative.

Le Liste Rosse sono strumenti pratici che aiutano professionisti dell’arte e del patrimonio e forze dell’ordine e da tenere in assoluta considerazione per capire cosa bisogna fare per identificare i beni culturali protetti dalla legislazione nazionale e internazionale.

Informazioni

[1] Come indicato dallo stesso ICOM, “Lo Statuto del Consiglio Internazionale dei Musei è il documento di base dell’Organizzazione. Il Regolamento interno ICOM e il Codice Etico ICOM per i Musei definiscono e completano il presente Statuto.”.

[2] A febbraio 2023 si contano liste rosse per Egitto, Haiti, Iraq, Libia, Yemen, Afghanistan, Cambogia, America Centrale e Messico, Cina, Colombia, Repubblica Dominicana, America Latina, Perù, Europa sudorientale, Africa occidentale.

[3] Il traffico illecito è diffuso a livello globale e varia per tanti motivi. Per una visione d’insieme rinvio a questo articolo che ho scritto: Il traffico illecito di beni culturali – DirittoConsenso.

[4] Perciò tutto quello che è fuori dai musei non è indicato nelle Liste Rosse. In tal caso si dovrà fare affidamento alle banche dati di organizzazioni nazionali o internazionali come quella dell’INTERPOL. Per un approfondimento sul database di quest’ultima: Lo Stolen Works of Art Database dell’INTERPOL – DirittoConsenso.

[5] Esempi di soft law, sempre nel campo della tutela dei beni culturali nel diritto internazionale, sono i codici etici adottati da istituzioni come musei o associazioni professionali (antiquari, mercanti d’arte etc.).

[6] Per dovere di esposizione, individuo il concetto di esportazione lecita nell’uscita definitiva di un bene culturale al di fuori dei confini del proprio stato di origine soggetta, in determinate circostanze, ad autorizzazione preventiva da parte dell’autorità amministrativa competente.

[7] Negli ultimi anni è stato possibile identificare, recuperare e restituire migliaia di beni culturali provenienti da Iraq, Afghanistan e Mali.

[8] La grande diversità degli oggetti rappresentati illustra il ricco patrimonio culturale dell’Ucraina: dagli Sciti, popolazione iranica che per secoli ha dominato le steppe euroasiatiche, fino all’avanguardia del XX secolo.

[9] Mi sono chiesto ad esempio se in tempo di guerra si stia verificando la distruzione intenzionale del patrimonio culturale ucraino. Ho ricostruito con fonti e ricerche il fenomeno qui: La distruzione intenzionale del patrimonio culturale ucraino – DirittoConsenso.

[10] Dall’incuria, alle legislazioni poco precise, dalla corruzione dei funzionari agli eventi naturali più disastrosi – pensiamo al recente terremoto in Turchia che ha causato il crollo dell’antico castello di Gaziantep, uno dei siti turchi riconosciuto dall’UNESCO.