Come diventare amministratore di condominio? La normativa di riferimento, la figura professionale ed i requisiti per diventarlo

 

Introduzione

L’amministratore di condominio non è un semplice coordinatore della struttura e dei suoi abitanti, ma è un vero e proprio professionista che deve assolvere incarichi di rilievo, a volte complessi.

Si tratta di un lavoro di gestione dei fondi, contabilità, fatturazione, ma anche contatto e organizzazione con i fornitori di servizi, coordinamento delle assemblee e di tutte le pratiche necessarie per il quieto vivere degli inquilini[1].

È una figura centrale nella sua gestione globale e che quindi richiede che vi sia una certa preparazione e una qualifica: vi sono delle normative in merito che sottolineano infatti l’importanza dei requisiti per un amministratore di condominio.

In questo articolo approfondiremo cosa significa essere amministratore in un contesto abitativo e quali sono i requisiti a norma di legge per poter esercitare la professione.

 

Chi è e cosa fa un amministratore di condominio

L’amministratore di condominio è una figura professionale di fondamentale importanza all’interno di un contesto abitativo condiviso da più persone, incaricato di coordinare e gestire in modo competente e diligente gli affari comuni dell’edificio.

I suoi compiti sono molteplici e spaziano dalla gestione operativa alle responsabilità totali di coordinamento. Innanzitutto, è suo compito eseguire le deliberazioni dell’assemblea dei proprietari e convocarla periodicamente per l’approvazione del rendiconto, il quale deve essere redatto attentamente.

Si occupa poi di garantire il rispetto del regolamento della struttura, disciplinando l’uso delle parti comuni e la fruizione dei servizi nell’interesse collettivo. Riscuote i contributi e gestisce le spese per la manutenzione ordinaria e le interazioni con i fornitori.

Tra le sue responsabilità rientrano anche la gestione degli adempimenti fiscali, della tenuta del registro di anagrafe condominiale, dei verbali assembleari e della contabilità. Si occupa, inoltre, di valutare e proporre eventuali lavori di manutenzione straordinaria, che andranno poi discussi in fase di assemblea.

Non è da dimenticare, infine, che per strutture abitative che contano più di 8 proprietari diventa obbligatorio disporre dell’amministratore, il cui compenso verrà inserito nel costo totale delle spese condominiali.

 

Amministratore di condominio: i requisiti

Le norme in merito agli obblighi e la regolamentazione dell’amministratore di condominio si trovano all’interno del Codice Civile, in particolare all’articolo 71-bis, dove sono riportate anche le competenze che deve avere per poter esercitare la professione.

La ragione che sta dietro al bisogno di regolamentarla risiede, come si può facilmente intuire, nella necessità e nell’utilità di avere un gestore ufficiale dei beni comuni.

Gli elementi che compongono un edificio abitativo e le intricate dinamiche interne sono molto complesse, infatti, e richiedono un approccio competente per affrontarle e risolvere.

Per quanto riguarda la legge, quindi, questa figura è soggetta a due importanti disposizioni: la riforma del condominio (220 del 2012) e la legge sulle professioni non regolamentate (4 del 2013).

È al loro interno che troviamo elencati i requisiti necessari, delineando una professione con una struttura organizzativa stabile e mezzi adeguati per gestire con precisione e rigore gli edifici affidati.

In particolare, come prima cosa deve aver frequentato un corso di formazione iniziale e deve impegnarsi, nel tempo avvenire, a restare sempre aggiornato tramite corsi e studi specifici in materia.

Per diventare amministratore, inoltre, è necessario:

  • Essere in possesso dei diritti civili, attestabile tramite un certificato rilasciato dal Tribunale competente. Sul documento è riportato, in particolare, che nei cinque anni precedenti la persona non ha avuto provvedimenti di interdizione, inabilitazione o fallimento, e che attualmente non ci sono procedure nei suoi confronti sempre in merito a questo.
  • Non deve essere stato condannato per delitti contro la pubblica amministrazione, il patrimonio, la fede pubblica o qualsiasi altro delitto colposo che abbia tra i suoi provvedimenti la reclusione.
  • Non ci devono essere state misure di prevenzione nei suoi confronti per reati contro la persona o i beni, o se vi sono state gli effetti negativi devono essere eliminati con una riabilitazione di tre anni.
  • Non bisogna essere interdetti o inabilitati.
  • Il nome non deve comparire nell’elenco dei protesti cambiari, ovvero l’elenco dei nomi delle persone che non hanno rispettato il pagamento di una cambiale, un pagherò cambiario o un assegno.
  • È necessario avere diploma di scuola secondaria.

 

Si tratta di requisiti ritenuti minimi e necessari per garantire l’esercizio della professione da parte di una persona che non sia solo competente, ma anche affidabile e che sia in grado di portare a termine e gestire compiti di tale importanza.

 

Esenzioni ed eccezioni alla norma

La normativa relativa all’amministratore di condominio, così dettagliata e precisa, contempla anche alcune esenzioni ed eccezioni importanti che vanno considerate.

In base all’articolo 71 bis della disposizione attuativa del Codice Civile, infatti, se questa figura è scelta tra i condomini dello stabile, non sono richiesti i requisiti relativi al diploma di scuola secondaria di secondo grado e al corso di formazione iniziale con aggiornamento periodico annuale.

Inoltre, coloro che hanno già maturato almeno un anno di esperienza nei tre anni precedenti all’entrata in vigore delle normative di cui abbiamo discusso, possono continuare a svolgere regolare professione anche senza i requisiti relativi alla formazione, anche se sono obbligati a svolgere gli aggiornamenti periodici.

Un’altra rilevante eccezione riguarda, infine, l’incarico conferito a una società. La legge riconosce infatti la possibilità di essere nominate per la gestione dell’edificio, pur richiedendo che i requisiti vengano posseduti dai soci illimitatamente responsabili, dagli amministratori e dai dipendenti incaricati del lavoro.

 

In sintesi

L’amministratore di condominio è una figura professionale a tutti gli effetti: come tale richiede quindi un impegno considerevole e, soprattutto, il rispetto di specifici requisiti normativi.

Il suo lavoro va oltre il mero coordinamento, assumendo un ruolo centrale nella gestione globale dell’edificio. La normativa vigente, soprattutto l’art. 71-bis del Codice Civile, ha delineato con precisione quali sono le competenze fondamentali per intraprendere questa professione.

Vi è ad esempio l’obbligo di formazione iniziale e continua, insieme ad altri vincoli, tutti che sottolineano l’importanza di un’adeguata preparazione per garantire una gestione responsabile ed efficiente.

Dalla gestione delle spese e delle assemblee alla garanzia del rispetto del regolamento, l’amministratore riveste un ruolo chiave nell’assicurare il corretto funzionamento e la tranquillità della comunità condominiale e, perciò, deve essere perfettamente preparato.

Informazioni

Codice civile.

[1] Per un approfondimento sul condominio di edifici: Il condominio negli edifici: disciplina codicistica – DirittoConsenso.